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Rino Marchesi allenatore poco celebrato che sfiorò lo scudetto con Krol e Musella

Compie oggi 84 anni. Fu il tecnico di quel Napoli-Perugia e il primo di Maradona in Italia. Ha guidato anche Inter e Juventus

Rino Marchesi allenatore poco celebrato che sfiorò lo scudetto con Krol e Musella

Compie oggi 84 anni uno degli allenatori forse meno celebrati, ma non per questo poco amato, della storia del Calcio Napoli: Rino Marchesi.

Nato a San Giuliano Milanese l’11 giugno 1937, dopo una carriera da calciatore trascorsa prevalentemente tra Atalanta, Fiorentina e Lazio, durante la quale ha conquistato due Coppe Italia e una Coppa delle Coppe con i viola, due promozioni dalla B alla A (una con l’Atalanta e l’altra con la Lazio), una Mitropa Cup (sempre con la Fiorentina) e una Coppa delle Alpi con la Lazio (in realtà nella sua personale bacheca ci sarebbe anche un’altra edizione di quest’ultima competizione, in cui la sua Fiorentina faceva parte del gruppo delle otto squadre che rappresentavano la FIGC, contribuendo così al successo italiano come Nazione…), iniziò la sua avventura da allenatore nel 1973, a Montevarchi, in serie C e dopo altri due anni trascorsi in C alla guida del Mantova e uno in serie B sulla panchina della Ternana, esordì in massima serie nella stagione 1978/79 alla guida del neopromosso Avellino. In Irpinia restò per due anni ottenendo, in entrambi, due sorprendenti salvezze: decimo posto nel campionato d’esordio, dodicesimo (poi diventato undicesimo in seguito ai provvedimenti della giustizia sportiva) in quello seguente.

Le due positive annate sulla panchina dell’Avellino gli valsero la chiamata del Napoli dell’ingegner Ferlaino, che guidò per due stagioni, durante le quali, grazie anche all’arrivo in maglia azzurra del fuoriclasse olandese Ruud Krol (prelevato dall’allora direttore sportivo del Napoli Antonio Juliano in seguito alla riapertura del mercato dei calciatori stranieri dopo anni di “autarchia”), per poco non riuscì nell’impresa di condurre la società partenopea alla conquista del suo primo titolo di campione d’Italia: a cinque giornate dal termine del campionato 1980/81, infatti, il Napoli guidato da Marchesi era in testa alla classifica a pari punti con Juve e Roma, e il calendario sulla carta più agevole sembrava far recitare agli azzurri la parte della favorita alla vittoria del titolo, titolo che invece sfumò a seguito della sconfitta rimediata in casa, il 26 aprile 1981, contro il fanalino di coda Perugia (con un’autorete di Ferrario nei primi minuti di gioco). Al termine della stagione il Napoli si classificò terzo in classifica, mentre in quella successiva Marchesi condusse gli azzurri al quarto posto.
Un terzo e un quarto posto in due anni, in cui la mano dell’allenatore era stata molto tangibile, dal momento che quel Napoli poteva sì contare su una retroguardia di primo ordine (composta da Luciano Castellini in porta, i summenzionati Krol e Ferrario, più Bruscolotti e Marangon a completare il reparto arretrato), ma dalla cintola in su non era nulla di trascendentale: se si esclude, infatti, il solo Oscar Damiani, gli altri centrocampisti e attaccanti del Napoli di quel biennio rispondevano ai nomi dei vari Pellegrini, Guidetti, Nicolini, Vinazzani, Benedetti, Criscimanni, Capone, Speggiorin, Palanca, Musella, etc, tutti discreti calciatori, ma non certo da squadra di vertice.

Non a caso, una volta andato via Marchesi, che nella stagione 1982/83 fu ingaggiato dall’Inter dei vari Altobelli, Beccalossi, Collovati, Oriali, Bergomi, Bagni, Hansi Muller, etc per sostituire Bersellini (e conducendo i nerazzurri al terzo posto in campionato…), il Napoli ebbe un vero e proprio tracollò in classifica, e fu protagonista di due annate molto negative: decimo posto nella stagione 82/83 (con il duo composto da Pesaola e Rambone che subentrò in corsa al posto dell’esonerato Giacomini rilevando una squadra in una condizione davvero molto critica) e undicesimo posto in quella seguente, stagione che sancì il ritorno di Marchesi a Napoli chiamato, a dieci giornate dal termine in luogo dell’esonerato Santin, nel disperato tentativo di scongiurare la retrocessione in Serie B di una squadra che annoverava ancora in rosa Castellini, Krol, Bruscolotti, Ferrario, Pellegrini e Palanca (più il brasiliano Dirceu, che da ala/esterno offensivo sinistro quale era, fu adoperato da Marchesi in una posizione più centrale, da vero e proprio regista avanzato).

Ottenuta la salvezza (insperata fino al suo ritorno in panchina), Marchesi fu confermato alla guida del Napoli anche per il campionato successivo, quello che vide l’arrivo al Napoli degli argentini Daniel Bertoni e Diego Armando Maradona, di cui il tecnico lombardo è stato il primo allenatore italiano. Dopo un avvio e un girone d’andata alquanto deludente, il Napoli di Marchesi e Maradona fu protagonista di un gradissimo girone di ritorno, nel quale subì una sola sconfitta, in trasferta col Milan, che gli valse l’ottavo posto finale.

Al termine della stagione, tuttavia, Marchesi salutò nuovamente Napoli (dove fu sostituto da Ottavio Bianchi che in quattro anni in riva al golfo conquistò un primo, due secondi e terzo posto, vincendo una Coppa Italia e una Coppa Uefa…) e, dopo un paio di mesi di inattività, fu chiamato in panchina dal Como (allenato l’anno precedente proprio da Bianchi…), dopo dieci giornate, in cui i lariani avevano ottenuto una sola vittoria, tre pareggi e ben sei sconfitte, al posto dell’esonerato Clagluna; ancora una volta Marchesi, che tra l’altro a Como ritrovò Dirceu, riuscì ad invertire la rotta e a condurre il Como alla salvezza e al nono posto finale.

L’ennesima “impresa” in panchina gli valse l’ingaggio da parte della Juventus campione d’Italia in carica, dove fu chiamato al non facile compito di sostituire in panchina Giovanni Trapattoni, approdato, a sua volta, all’Inter. A Torino Marchesi visse due stagioni non proprio esaltanti (rispettivamente l’ultima di Platini in maglia bianconera e la prima senza il fuoriclasse francese), collezionando un secondo posto nel campionato 86/87 alle spalle proprio del Napoli di Maradona (senza tuttavia essere mai realmente in lotta per lo scudetto ma superando solo nelle ultime giornate l’Inter di Trapattoni) e un sesto posto in quello seguente.

Tuttavia, dopo i due anni trascorsi alla guida della Juventus, la carriera di allenatore di Rino Marchesi, caratterizzata fino a quel momento da un secondo, due terzi e un quarto posto più ben quattro salvezze di cui, come visto, due alla guida di una matricola assoluta in Serie A (l’Avellino) e le altre due (col Napoli e col Como) subentrando in corsa ed ereditando squadre in condizioni di classifica a dir poco compromesse, registrò una brusca frenata: nella stagione 1988/89, infatti, tornò alla guida del Como, dove però fu esonerato ad una decina di giornate dal termine lasciando la squadra nei bassifondi della classifica (per la cronaca il Como retrocesse ugualmente in Serie B nonostante il cambio di guida tecnica), nel campionato successivo subentrò in corsa sulla panchina dell’Udinese, senza tuttavia riuscire a salvarla dalla retrocessione in B, mentre nella stagione 90/91, nonostante la mancata salvezza dell’anno precedente, fu confermato alla guida dei friulani anche in cadetteria, venendo però sollevato dall’incarico dopo appena otto gare. In seguito annoverò due fugaci esperienze in Serie B alla guida di Venezia e Spal (in entrambe subentrò e fu a sua volta esonerato), prima di approdare, ancora una volta in corsa, sulla panchina del Lecce in Serie A (al posto all’esonerato Nedo Sonetti), ma quella in terra pugliese fu un’esperienza decisamente negativa (due vittorie, tre pareggi e ben diciotto sconfitte in ventitré gare), culminata con una nuova retrocessione in B che decretò la fine della sua carriera da allenatore.
Una fine davvero poco gloriosa per un allenatore che invece, fino a qualche anno prima, era considerato a tutti gli effetti uno dei migliori della sua generazione, come lo confermano le esperienze alla guida di società come Napoli, Inter e Juve, durante le quali, come visto, ha avuto modo di allenare, tra gli altri, campioni del calibro di Krol, Dirceu, Altobelli, Collovati, Oriali, Bagni, Beccalossi, Bertoni, Maradona, Platini, Laudrup, Cabrini, Scirea, etc.E se è vero, come sostengono alcuni, che ci sono allenatori che hanno vinto tanto, ma hanno lasciato poco nel cuore dei tifosi, per Marchesi vale l’esatto contrario: non ha vinto praticamente nulla, ma ha lasciato ugualmente molto, soprattutto a Napoli, dove nella stagione 80/81 ha sfiorato una storica impresa.

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