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«Nel 2019 i ragazzi che arrivavano al Bambino Gesù per autolesionismo erano il 29%, oggi il 53%»

La psicoterapeuta Maria Pontillo a La Verità: «Fino a ottobre scorso era occupato il 70% dei posti letto, ora il 100%. L’età si è abbassata a 10-11 anni»

«Nel 2019 i ragazzi che arrivavano al Bambino Gesù per autolesionismo erano il 29%, oggi il 53%»

Il lockdown ha fatto aumentare, tra i giovanissimi i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo. La Verità intervista Maria Pontillo, psicoterapeuta e ricercatrice al Servizio per la valutazione degli stati mentali a rischio dell’ospedale Bambino Gesù di Roma

«Sul Web sta girando di tutto. Non solo giochi di gruppo che istigano all’autolesionismo ma anche app che monitorano le forme di attacco al corpo sempre più diffuse tra adolescenti e preadolescenti. Sono applicazioni più diffuse di quanto si possa pensare. Me ne parlano con sempre maggiore frequenza i ragazzi che vengono in ospedale, accompagnati da genitori disperati».

Spiega il funzionamento di queste app.

«Sono applicazioni che i ragazzi scaricano sul telefonino e utilizzano per registrare quanti tagli si procurano al giorno, come se li fanno e con quale profondità. Contano anche i giorni saltati tra un taglio e l’altro. Talvolta si scatena una sorta di gara, simile ai siti che incitano all’anoressia in cui i giovanissimi fotografano parti del corpo per mostrarne la progressiva magrezza».

Il Covid ha fatto solo da detonatore. I disagi adolescenziali erano già presenti.

«Il Covid-19 ha fatto emergere forme di disagio che già erano presenti. È stato il detonatore. L’isolamento, la mancanza di socialità, hanno portato in superficie le depressioni latenti che si sono accentuate. La scuola non è solo il luogo dell’apprendimento ma è anche il momento in cui si intrecciano relazioni, si scambiano emozioni. Durante la pandemia il web è diventato l’unica finestra di relazione con l’esterno con i vantaggi ma anche i rischi che questo comporta, soprattutto se manca il filtro e il controllo dei genitori. Il 22% degli adolescenti che fanno parte di una nostra ricerca al Bambino Gesù, affetti da forme depressive e di autolesionismo, passano oltre 8 ore giornaliere davanti al pc e il 64% più di 4 ore».

L’età a rischio si è ridotta notevolmente.

«Prima del Covid-19 tra i 12 e i 18 anni, ora l’età si è abbassata a 10-11 anni».

La dottoressa cita i numeri pre e post Covid:

«Nel 2019 i ragazzi che arrivavano al Bambino Gesù con forme di autolesionismo erano il 29%, all’inizio del 2021 sono saliti al 53%. Il momento peggiore è stata la seconda ondata della pandemia. Nella prima fase gli adolescenti hanno manifestato una certa resilienza, poi il disagio si è accentuato. Sono cresciute anche le tendenze al suicidio: la morte vista come soluzione al disagio. Nel 2019 interessava il 17% dei ragazzi che arrivavano da noi mentre all’inizio di quest’anno siamo arrivati al 46%. Il reparto di neuropsichiatria ha avuto per molto tempo tutti i posti letto occupati, mentre prima del Covid-19 raramente si arrivava al 70%».

Come è possibile che, pur vivendo più a contatto con i figli, durante il lockdown, i genitori non si siano accorti di quanto accadeva?

«Il Covid-19 ha messo sotto stress anche gli adulti. Molti hanno perso il lavoro, si sono ammalati o hanno visto morire i nonni spesso punto di riferimento anche economico. Sono aumentate le forme di violenza intrafamiliare. In un contesto di difficoltà, l’adolescente ha cercato rifugio sul web. I più fragili sono diventati facili prede di istigatori all’autoviolenza».

E indica i sintomi a cui prestare attenzione.

«Il disagio psicologico si manifesta con una serie di modificazioni emotive e comportamentali. Repentini cambi d’umore, difficoltà di sonno, aumento dell’irritabilità e dell’aggressività, difficoltà alimentari sono i segnali più frequenti. E infine il ritiro sociale. Anche se ora potrebbero uscire e riprendere la vita normale, molti adolescenti ci rinunciano».

Non c’è differenza di genere negli atti di autolesionismo.

«Mentre l’anoressia è più diffusa tra le ragazze, l’autolesionismo colpisce entrambi i generi».

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