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La lotta al razzismo non può esaurirsi in un ginocchio a terra

Il pericolo di trasformare il gesto in un’immagine pop. Ci sono dissensi autorevoli anche tra i neri come il calciatore Zaha da sempre contrario

La lotta al razzismo non può esaurirsi in un ginocchio a terra

Inginocchiarsi per protesta, per non dimenticare, per globalizzare un’ideale giusto di uguaglianza a tal punto da svalutarlo agli occhi della gente. A questo sta puntando, forse inconsapevolmente, il Black Lives Matter che rischia di assomigliare sempre più al marketing nato intorno al volto di Che Guevara, da icona rivoluzionaria ad immagine pop, radical chic, svilita e posta al margine del suo ideale.

Wilfried Zaha, calciatore del Crystal Palace, vittima di razzismo in uno stadio inglese, quello di Londra sponda Arsenal, si è sempre rifiutato di compiere il gesto del BLM prima delle partite. Il motivo? Non si inginocchia poiché bisogna restare in piedi, dignitosi e fieri di essere neri ed anche perché, secondo l’attaccante ivoriano, tali dimostrazioni anziché aiutare tendono maggiormente ad evidenziare le differenze.

Della stessa idea è il rapper romano Mojo, ex promessa delle giovanili romaniste, che preferisce concentrare le sue battaglie per la tutela dei diritti degli agricoltori neri che si inginocchiano per raccogliere pomodori e ortaggi.

Il razzismo è una piaga enorme, soprattutto in Italia negli stadi, in mezzo al campo, in tv, sui quotidiani, avvengono atti deplorevoli regolarmente eppure tutto il clamore che sta suscitando la scelta di taluni calciatori azzurri di non omologarsi al gesto trend, ha scatenato fiumi di parole, analisi e e manifestazioni di dissenso. Perché, se fino all’altro ieri si è professata la caccia al migrante? Perché scandalizzarsi se poi chiedi ad un ragazzo di quindici anni chi sia Martin Luther King e lui guarda in alto? Perché parlare e discutere se in Italia non si è capaci di tollerare cittadini di un’altra regione? Semplice, l’omologazione dei principi vale più dei principi stessi. Il gesto pubblicizzato costa meno dell’educazione ad una coscienza egualitaria. E allora i neri vengono difesi da miliardari che si inginocchiano come le rivoluzioni di tastiera si fanno con la foto profilo di Che Guevara.

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