Le diversità culturali e sociali del pianeta esaltate da una delle sezioni più intriganti della rassegna, la cui 19esima edizione si terrà dal 26 giugno al 3 luglio al Castello Aragonese
Dal Sudan al Perù, passando per la Corea, Israele, Mali, Giappone, Cina, Spagna, Iran, Senegal. Sedici cortometraggi per un giro del pianeta intrigante e affascinante, in linea con l’ormai consolidata tradizione dell’Ischia Film Festival. I sedici lavori saranno presentati in concorso nella sezione Cortometraggi della 19esima edizione del Festival, in programma presso il Castello Aragonese di Ischia dal 26 giugno al 3 luglio 2021.
Tra anteprime italiane e internazionali, i film selezionati offriranno uno sguardo sulle diverse realtà sociali e culturali del pianeta, servendosi di modalità espressive che vanno dalla finzione al documentario, dall’animazione al linguaggio sperimentale e offrendo, come sottolinea Michelangelo Messina, direttore artistico dell’Ischia Film Festival, “un viaggio tra identità locali a ogni latitudine del globo, a dimostrazione di quanto il cinema, anche quando il formato prescelto è quello breve, sappia restituire l’atmosfera dei luoghi e la specificità di paesi e regioni lontane”.
Molta attesa per l’esordio alla regia dell’attrice David di Donatello Jasmine Trinca, che in “Being my mom” indaga in chiave poetica il legame che unisce una madre e una figlia. All’insegna delle correlazioni tra gli esseri umani anche “Fibonacci”, di Tomáš Hubáček, ispirato alla celebre sequenza del matematico toscano.
Si muove tra riti sciamanici e ricerca etnologica il corto di animazione “Là dove la notte”, di Francesco Filippini. Magia e religione ritornano nel mistery coreano “The God”, di Shim Ik Tae, mentre l’israeliano “His death”, di Avishai Sivan, è ambientato in una comunità chassidica ultra ortodossa. Il film malese “The cloud is still there”, di Mickey Lai, è invece incentrato sul dissidio tra razionalità e superstizione; “Due feriscono, tre guariscono”, di Elisa Baccolo, Daniele De Stefano, Martina Lioi, Walter Molfese e Beatrice Surano, esplora il rapporto tra Sud e rituali antropologici.
Racconta la storia di un’adolescente rom, sospesa tra il desiderio di una vita normale e l’avvio alla prostituzione, il francese “Shakira”, di Noémie Merlant. Offre uno spaccato in controluce della società giapponese contemporanea “Return to Toyama”, di Atsushi Hirai. E ancora: un parallelismo tra i rifugiati della guerra civile spagnola e i migranti dei nostri giorni, ispira “Stanbrook”, di Óscar Bernàcer.
Nasce da un progetto scolastico della periferia napoletana, raccontando in maniera poetica la notte di due giovani di Scampia, “Mezzanotte”, di Giuseppe Carrieri. L’amara presa di coscienza, da parte di un giovane manager cinese, dell’aridità di un sistema di vita e di lavoro alienante è invece il tema di “Zheng”, di Giacomo Sebastiani.
Si focalizza sul ruolo della donna nella società iraniana “Talker”, di Mehrshad Ranjbar. Un tema presente anche nel sudanese “Al-sit”, di Suzannah Mirghani, spaccato di un villaggio rurale dove le ragazze sono destinate a matrimoni prestabiliti e le antiche tradizioni devono lottare contro l’avvento della modernità. L’interpretazione dei sogni in un programma radiofonico: succede in Senegal, nel corto “Talking Dreams”, di Bruno Rocchi. È intriso del realismo magico tipico della letteratura sudamericana, infine, il corto peruviano “El silencio del rio”, di Francesca Canepa.