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Palù: «Il richiamo Pfizer a 42 giorni serve per superare la relativa carenza di scorte»

Intervista al Corriere della Sera: «Il rinvio non compromette l’efficacia del vaccino. Così copriremo subito 3 milioni di over 60 a rischio»

Palù: «Il richiamo Pfizer a 42 giorni serve per superare la relativa carenza di scorte»

Il Corriere della Sera intervista il virologo Giorgio Palù, presidente dell’agenzia italiana del farmaco (Aifa). Il tema è quello dei giorni indicati per la seconda dose del vaccino Pfizer. Per l’azienda produttrice devono essere 21, l’Aifa invece ha stabilito la seconda dose a 42 giorni. Le Regioni si organizzano ognuna come vuole (la Campania, ad esempio, ha fissato il richiamo dopo 30 giorni).

Palù assicura:

«L’efficacia di un vaccino e la sua immunogenicità non vengono compromesse se il richiamo viene spostato fino a un massimo di 42 giorni».

E spiega perché Aifa ha deciso di cambiare i tempi.

«Si è calcolato che così facendo si hanno a disposizione dosi sufficienti per proteggere velocemente circa 3 milioni di over 60, attualmente coperti dal vaccino ed esposti a significativo rischio di mortalità da Covid 19, pari al 3 per cento».

Pfizer, dice, «non può dettare scelte che dipendono dagli enti regolatori» e che vengono prese sulla base dei dati raccolti su decine di milioni di persone.

«Ci si è accorti che la seconda dose può essere spostata fino a 42 giorni senza condizionare né la protezione dalla malattia che resta alta, fino al 70%, né la risposta degli anticorpi. Ripeto, la posizione di Aifa e ministero della Salute sono un’indicazione vera e propria per affrontare in una fase particolare una relativa carenza di scorte».

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