Su La Stampa. Lui è Danilo Dadda. Nella sua Vanoncini di Bergamo ha ideato il Book Club. In orario di lavoro, a turno, un dipendente parla agli altri di un libro a sua scelta e riceve dai 100 euro in su

A Bergamo esiste un’azienda che paga i propri dipendenti per leggere un libro e raccontarlo ai colleghi. La storia – meravigliosamente vera – è raccontata da La Stampa.
L’azienda in questione è la Vanoncini di Mapello. La dirige Danilo Dadda, 56 anni, geometra, entrato in azienda nel 1987 come tecnico e poi divenuto amministratore delegato. Si è inventato lui la trovata. E anche le tariffe: 100 euro per il primo libro, 200 per il secondo, 300 per il terzo e così via. E se il testo è in inglese, il compenso raddoppia. Tutti possono farlo: dal muratore al dirigente.
La filosofia da cui parte Dadda è chiara:
«chi lavora con te deve diventare migliore di quando ha cominciato, perché l’imprenditore ha anche un ruolo sociale».
Racconta come gli è venuta l’idea per il suo «Book Club».
«È cominciato tutto per caso. Una volta, dopo una riunione, ci siamo messi a parlare di quel che stavamo leggendo. Ho pensato che poteva diventare un appuntamento fisso».
E così è stato. In orario di lavoro, a turno, un dipendente parla agli altri di un libro a sua scelta e il mese dopo riceve il compenso in busta paga. La scelta è tra manuali di marketing, romanzi, saggi, biografie e poesie.
La scommessa di Dadda è di rendere contagiosa la lettura. Per farlo, ha trasformato la sala riunioni in club del libro.
«Prima facevamo due riunioni al mese, adesso passeremo a quattro e con due libri alla volta, anche perché vogliono venire pure le mogli e i mariti».
E l’ad giura che se è vero che il compenso fa la sua parte,
«il risultato è che ci stanno prendendo gusto».
E il fatturato? Ne giova. L’anno scorso, nonostante il Covid, la Vanoncini ha raggiunto i 28 milioni. Dadda è certo:
«quest’anno arriveremo a 32».