“I soldi provenivano dall’Arabia non da JpMorgan. Gazprom è main sponsor della Champions. Al Cremlino è bastata una telefonata e Abramovich s’è sfilato”
Com’è l’adagio adesso? “Il calcio è della gente”, giusto? La narrazione condivisa è che la Superlega sia fallita per le proteste del popolo, dei tifosi. E che quel manipolo di miliardari ribelli si sia fatto spaventare dalla controrivoluzione dal basso.
Ma una analisi più profonda, ed informata, dei fatti – più politica – comincia ad emergere: la Superlega è stata affossata dall’intervento concentrico di ben altre forze: la grande politica economica mondiale, dalla Russia ad Abu Dhabi.
Lo scrive in un pezzo molto particolareggiato l’autorevole Sueddeutsche Zeitung: “Il calcio è stato salvato dal peggior assalto del capitalismo degli ultimi tempi”.
Ceferin sta recitando la parte del “vendicatore dei popoli diseredati del calcio, e si potrebbe pensare che il boss dell’Uefa avesse riscoperto una biblioteca segreta di Karl Marx”.
Ma la verità è tutt’altra, secondo il quotidiano tedesco:
“Quando il Chelsea, che dal 2003 appartiene all’oligarca russo e multimiliardario Roman Abramovich, ha annunciato la sua uscita dal circolo privato della Superlega martedì sera, alcune centinaia di tifosi manifestanti hanno esultato per la ritirata del loro club. Come se la loro manifestazione di strada a Chelsea, una delle zone più costose della costosa metropoli finanziaria di Londra, avesse costretto il proprietario a ripensarci. Il giorno dopo, anche il proprietario del Liverpool, John W. Henry, si è scusato con i tifosi del suo club. E al Manchester United sono state annunciate frettolosamente le dimissioni del manager di lunga data Ed Woodward, accusato del passo falso. Ecco come il calcio commerciale s’è fatto ipocrita”.
“Ma forze completamente diverse sembrano aver fermato il progetto. Il proprietario del Chelsea Roman Abramovich avrebbe ricevuto lunedì l’inconfondibile suggerimento da casa, dal Cremlino di Mosca: la Superlega non era nell’interesse della patria. Gazprom, la più grande società russa per lo più di proprietà statale, è lo sponsor principale della Champions League. In estate, il Campionato Europeo si svolgerà a San Pietroburgo e la finale di Champions League è prevista lì nell’estate 2022. Lo Zenit, una specie di Bayern Monaco in Russia, è praticamente la squadra di Gazprom; il club vuole mantenere l’accesso alla Champions League aperta almeno a metà. Quindi qui – e non solo qui – la grande politica mondiale ha improvvisamente giocato un ruolo: Abramovich non ha voglia di stressarsi con il presidente Putin. Vuole solo divertirsi, col pallone”.
“Il Manchester City, il secondo a lasciare, avrebbe ricevuto una chiamata da Abu Dhabi. Il club è di proprietà dell’Abu Dhabi United Group. I quali hanno rapidamente capito che i miliardi per la Superlega non provenivano realmente dalla banca di New York JP Morgan, ma che l’investimento iniziale proveniva invece dall’Arabia Saudita. Abu Dhabi non è esattamente ostile ai governanti di Riyadh, come lo sono i vicini del Qatar, ma apprezzano un’immagine decisamente liberale e cosmopolita e quindi non vogliono essere pescati nella stessa stanza sul retro con l’Arabia Saudita”.
“Anche il governo britannico, per il resto sempre particolarmente transfrontaliero con il presidente Putin e il Cremlino, ha giocato il suo ruolo. Un indebolimento della Premier League, l’orgoglio dell’Inghilterra in Brexit, non andava bene a Boris Johnson e al suo popolo”.
“Fin dall’inizio, il Paris Saint-Germain non ha preso parte al golpe, perché il PSG è finanziato dai milioni del Qatar. Il presidente del PSG Nasser Al-Khelaifi non voleva avere niente a che fare con i fondi di JP Morgan controllati dai sauditi. Il suo paese ha dovuto convivere con un blocco da parte dell’Arabia Saudita a causa delle accuse di sostegno all’islamismo terrorista”.
E non è finita. Il groviglio di interessi riguarda anche Florentino Perez:
“L’anno scorso, il Times di Londra ha riferito che Pérez si era aggiudicato il contratto per costruire Quiddiya, il centro di intrattenimento previsto in Arabia Saudita per 6,5 miliardi di euro, una sorta di Las Vegas, ma per l’intrattenimento adatto ai musulmani. Come effetto collaterale, sono stati offerti 150 milioni di euro al Real, per l’apparizione pubblicitaria di quattro giocatori della squadra. Lo sponsor della maglia del Real è già la compagnia aerea Emirates dello stato del Golfo di Dubai, con un accordo record di 69 milioni di euro. Presumibilmente, si dice che anche i contatti commerciali dell’Arabia Saudita di Pérez siano stati un punto di ingresso per la Superlega”.
Il punto, scrive la SZ, è che “i ricchi della Superlega in realtà sono ricchi solo quanto i loro proprietari e finanzieri vogliono che siano”.
“E la Uefa? Dal 2002 in poi la federazione europea ha guadagnato molto arricchendo sempre più gli top club permanenti della Champions League. Sembra quasi di essere nel laboratorio del barone Frankenstein, che è sorpreso che i suoi mostri assemblati non ci stiano proprio con la testa, scappano dal laboratorio e si comportano come mostri“.
“Dalla Svizzera si viene a sapere che l’Uefa vuole contrattaccare. Il Team AG, filiale della Uefa che da anni negozia i lucrosi contratti da cui provengono i milioni della Champions League, sta negoziando un accordo alternativo con la società di investimento londinese Centricus Assets. Dovrebbero esserci anche sei miliardi di euro di fondi disponibili, quindi significativamente più della somma che avrebbe messo JP Morgan nella Superlega. Sarebbe ovviamente un affare completamente diverso, in cui i grandi club avrebbero di nuovo la parte del leone. Quindi forse non era così vero che stanno restituendo il calcio alla gente”.
“Il rovescio della medaglia è che gran parte del denaro di Centricus, guidato dal banchiere di lunga data della Deutsche Bank Nizar Al-Bassam, dovrebbe provenire ancora dall’Arabia Saudita, ripulito attraverso l’Uefa”.