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La sconfitta è pesante, ma non è il caso di farne un dramma

Anche se il Napoli non ha sfruttato il vantaggio psicologico a causa di un approccio alla partita fiacco, forse dovuto al timore reverenziale

La sconfitta è pesante, ma non è il caso di farne un dramma
“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”: viene in mente questa facile citazione manzoniana per raccontare l’amarezza nel giudicare l’occasione sprecata da Insigne e compagni. Quante altre volte il Napoli nell’andare a Torino ad affrontare in una sorta di spareggio la Juventus -peraltro in difficoltà di risultati e distratta da polemiche interne- sarà reduce da cinque vittorie nelle ultime sei gare? Alla vigilia della partita c’era un grosso vantaggio psicologico per la squadra napoletana, che sulla carta poteva riequilibrare la differenza di valori a favore dei bianconeri. Non è stato sfruttato a causa di un approccio alla partita fiacco, probabilmente addebitabile a un timore reverenziale verso un avversario indubbiamente più forte che ha consentito a una Juventus disorientata per una posizione in classifica a lei inusuale nell’ultimo decennio di ritrovare quel che le mancava, la fiducia in se stessa. Va anche ricordato che Pirlo in questo spareggio per la zona Champions ritrovava alcuni giocatori importanti e tra i titolari contava la sola assenza di Bonucci. Quando si può disporre di un organico così ricco per la mediocre Serie A, la possibilità che qualche campione decida la partita da un momento all’altro aumenta esponenzialmente. Non a caso è accaduto anche contro il Napoli: nei due gol che sono valsi la vittoria, sono risultati decisivi i lampi di Chiesa e Dybala.
I partenopei possono comunque recriminare: se si regala il primo tempo facendo prendere fiducia a una squadra avversaria più forte tecnicamente, la reazione d’orgoglio nella seconda frazione di gioco difficilmente può portare a rimonte. Per l’ennesima volta va registrato un difetto caratteriale nei senatori del Napoli, che da vari anni nelle sfide che valgono la stagione difficilmente rendono secondo le loro potenzialità: Zielinski, Mertens, Lozano e lo stesso Insigne (al primo gol della carriera al Juventus Stadium) hanno tutto il talento per incidere nella gara maggiormente di quanto fatto contro i bianconeri. Hysaj ha sbagliato partita e in qualche modo poteva essere prevedibile, in particolare perchè nella sua zona di campo ha affrontato Chiesa, il giocatore avversario più in forma, ma è molto meno accettabile che in proporzione lo stesso sia accaduto ai più forti tra i suoi compagni, molti dei quali recidivi nelle gare che possono cambiare la storia di una stagione, e tutti, seppur in misura diversa, risultati sotto la sufficienza. Nel reparto offensivo l’unico che ha giocato senza timori reverenziali, aiutando la squadra, anche al di là del rigore guadagnato, è stato Osimhen: con il poco intelligente senno del poi il rimpianto di non averlo visto dall’inizio esiste. Più saggio, forse, annotare come l’attaccante nigeriano stia crescendo di partita in partita e possa essere importantissimo nel finale di stagione. La migliore notizia della partita è il gol di Insigne che, dimezzando lo svantaggio, ha realizzato la più classica delle reti di consolazione: in caso di parità di punti con i bianconeri, la Juventus non verrà automaticamente preferita al Napoli per una migliore differenza reti negli scontri diretti.
La sconfitta è pesante, ma non è nemmeno il caso di farne un dramma: mancano ancora nove partite, il Napoli è quinto ed è a soli quattro punti dalla seconda in classifica. Tutto può ancora succedere, se la squadra insiste nel credere di poter centrare il quarto posto e continua, come accaduto nelle ultime settimane, a non perdere pezzi. Vedremo già da domenica pomerigio a Genova la reazione alla delusione dello Juventus Stadium di Insigne e compagni, nell’insidioso match contro la Samp.
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