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De Laurentiis ha tenuto Gattuso proprio per raggiungere la Champions

La fine è scritta da mesi. De Laurentiis è rimasto in silenzio, anche dopo gli attacchi tv. In un’azienda le gerarchie sono chiare

De Laurentiis ha tenuto Gattuso proprio per raggiungere la Champions

Se De Laurentiis non avesse pensato che con Gattuso in panchina il Napoli avrebbe avuto chance di raggiungere la Champions, lo avrebbe esonerato un paio di mesi fa. Sembra una frase banale ma oggi è opportuno ripeterla. Non ci addentriamo, in questa occasione, nella discussione sul giudizio della gestione Gattuso. Ciascuno ha la propria idea. C’è chi considera la qualificazione Champions un grande e insperato traguardo, chi invece ritiene che questa squadra ha dimostrato di poter fare decisamente di più e che l’alibi infortuni lascia il tempo che trova (basta consultare qualsiasi tabella e dare uno sguardo alle formazioni del periodo infausto).

In piena crisi del Napoli, crisi di risultati e di gioco, De Laurentiis ha deciso di tenere Gattuso. E lo ha fatto perché credeva che fosse la strada con maggior probabilità di agguantare la Champions. Com’è sua prerogativa, ha fatto le sue consultazioni. Non doveva certo chiedere il permesso a Gattuso. E ha optato per una mossa molto importante, se non decisiva: ha indetto il silenzio stampa. In questo modo ha salvato il Napoli e lo stesso Gattuso che, probabilmente perché troppo teso in quel periodo, si stava rendendo protagonista di siparietti poco benefici per le condizioni della squadra e del club. Nessuno ha mai sottolineato che De Laurentiis non ha mai detto nulla in questi mesi, né ha mai risposto agli attacchi pubblici del suo allenatore.

Abbiamo ripetuto più volte l’esempio di Moratti e di Mancini. Moratti lo tenne dopo lo sfogo successivo all’eliminazione in Champions, vinse con lui lo scudetto e poi lo esonerò. È stato il modello che ha seguito De Laurentiis. Il futuro di Gattuso è scritto da mesi. Che sia per volere di entrambi o del solo presidente. Fino a oggi, per volere di entrambi.

Se riuscirà nell’intento di raggiungere la qualificazione Champions, Gattuso potrà arricchire il suo curriculum. Non sarà certamente un’impresa straordinaria vista la squadra a disposizione («la Champions è la casa del Napoli», disse giustamente a Castel di Sangro), ma da un certo punto in poi ha dimostrato nervi saldi. Gli va riconosciuto. È questo, a nostro avviso, il reale miglioramento di un allenatore probabilmente confuso (evitiamo di scrivere “rovinato”) anche dai troppi amici giornalisti che gli hanno spesso costruito una realtà ad hoc.

Gli allenatori sono come gli amministratori delegati. Hanno un rapporto diretto e fiduciario col presidente, con l’imprenditore. Qualcuno ricorderà la rottura avvenuta in Luxottica tra Leonardo Del Vecchio e l’ad Andrea Guerra. Ovviamente quella di Luxottica è una storia di autentico successo, parliamo di un’eccellenza a livello mondiale. Ma rende chiaro il rapporto tra presidente e amministratore delegato.

In un’azienda ci sono gerarchie, così come ci sono in una squadra. Gattuso lo ricorda spesso allontanando dall’allenamento giocatori che a suo dire non si impegnerebbero a dovere.

I risultati degli ultimi due mesi hanno spazzato via le discussioni – che pure c’erano, eccome se c’erano – sul reale valore della rosa. Il Napoli è una squadra molto forte e completa. Mai nell’era De Laurentiis abbiamo avuto una rosa così profonda. È questo il capitale del Napoli. A fine stagione – ormai è perfino superfluo ricordarlo – Gattuso e De Laurentiis si saluteranno, speriamo che ai saluti si aggiungeranno i ringraziamenti per la conquista della Champions. Dopodiché le strade si separeranno. Ciascuno dei due si sarà arricchito della reciproca esperienza. E potrà far tesoro degli errori commessi. Il Napoli potrà guardare con serenità e ottimismo al futuro, in Italia e in Europa. Autorevoli candidati alla panchina di certo non mancano. Che si chiamino, ad esempio, Allegri o Spalletti.

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