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Sacchi: «Se hanno ragione Allegri e Capello, perché certi allenatori guadagnano tanto?»

Alla Gazzetta: «Dicono che mettono il giocatore al centro del gioco ma se lo mettono in campo così com’è, non gli vogliono tanto bene»

Sacchi: «Se hanno ragione Allegri e Capello, perché certi allenatori guadagnano tanto?»
foto Andrea Rigano'/Image Sport

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista ad Arrigo Sacchi, che oggi compie 75 anni. Ricorda il suo passato da giocatore.

«Gli amici mi chiamavano Angelillo, mi piaceva. Gli ho visto fare un gol assurdo a Bologna, dalla linea di fondo. Ho cominciato in attacco, poi una poco gloriosa ritirata: ala destra, mediano, terzino… Quando Pivatelli, pochi mesi dopo aver vinto la Coppa Campioni col Milan a Wembley, mi mise in panchina, ho smesso. Al Baracca Lugo, da numero 4, marcai Capello, 10 della Spal. Nel primo tempo mi fece due tunnel a chiamata. Annunciava: ”tunnel!” e me la faceva passare tra le gambe. Nell’intervallo giurai: se lo rifà, picchio…»

Oggi con Capello e Allegri divide le presenze in tv.

«Guardi, con 27 anni di stress mi sono pagato la serenità assoluta oggi. Loro sono bravissimi, io non provo nessun fastidio. Ho solo un paio di dubbi. Dicono che mettono al centro il giocatore. Ma se lo mettono in campo così com’è, non gli vogliono poi tanto bene. Io cercavo di migliorare il giocatore attraverso il gioco. Forse gli volevo più bene io».

Ed esprime un dubbio:

«Ma se contano solo i giocatori, perché certi allenatori guadagnano così tanto?».

Racconta il suo rapporto con Berlusconi, che ogni tanto sente al telefono.

«Una delle ultime volte mi ha detto: ”Arrigo, venga a fare il direttore tecnico al Monza. Le do una villa e un maggiordomo…” No, grazie, presidente: è tardi. Sono contento che stia meglio»

E su Galliani:

«Adriano mi ha fatto spaventare. Mi ha detto che era asintomatico. Qualche giorno dopo mi ha scritto che aveva sempre la febbre, poi ha smesso di rispondermi. Finalmente, una mattina, mi sono arrivate tre faccine gialle con il cuore, tre bacini. Un grande dirigente».

Su Rijkaard:

«Ricordo Rijkaard seduto sugli scalini del Bernabeu che portavano al campo. Era immerso nel fumo della sua sigaretta, preoccupatissimo, pochi minuti prima del Clasico. Lui allenatore del Barcellona, io direttore tecnico del Real Madrid. Lo calmai: “Tranquillo, Frank. Vincete facile, non siamo competitivi”. Florentino Perez ascoltò e mi chiese: “Ma lei sta con noi o con loro?”. Il Barça vinse 3-0».

Sacchi indica le squadre che guarda in tv per divertirsi.

«Il Bayern gioca bene, anche il Manchester City da quando ha ripreso a pressare. Guardiola mi chiamò a novembre, nel momento più critico. Glielo dissi: “Non pressi più”. Pep migliora i campionati in cui gioca, perché trasmette conoscenze e coraggio. Come faceva il mio Milan. Infatti in quegli anni vincevano in Europa anche le altre italiane. Negli ultimi 10 anni non ha vinto nessuno. Atalanta e Milan sono le squadre che giocano meglio. Ammiravo già Pioli, ma non aveva mai trasmesso un’identità così forte a una sua squadra. Lo Spezia, con l’Atalanta, fa il pressing più sistematico. Nessuno ha 11 uomini sempre attivi come Gasperini. Conte è sulla strada giusta, si vede che si sforza e lotta contro qualche vecchia abitudine».

Teme la morte? Gli viene chiesto. Risponde:

«Non è un pensiero che mi pressa. Neppure la malattia, neppure il Covid. Faccio quel che devo per evitarlo, a giorni mi vaccino. Curo l’alimentazione e la buona forma. Ogni giorno mountain-bike o passeggiata o cyclette se fa freddo. Tre volte a settimana palestra per addominali e qualche peso. Non sono più in grado di sfidare Davids a chi si tira su più volte alla sbarra con un braccio solo, ma a volte esagero ancora… Un giorno gliel’ho spiegato a Berlusconi: “Presidente, io sono del partito del melius abundare quam deficere”. Lui rispose: “Anch’io, Arrigo. Io e lei siamo uguali”. È vero, mi ordinò di conquistare il mondo con un Milan quinto in Italia. Gli altri ridevano, a me stava bene. Avevo la sua visione. Ho la salute, il tempo per fare tante cose, due nipotine dolcissime e un nipote che a 3 anni corre più di Forrest Gump. Ha i capelli rossi. Un mediano. Gliel’ho detto: con 27 anni di stress mi sono guadagnato una bella serenità».

 

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