Lo United chiude l’era del “manager” all’inglese. Il futuro è dei direttori sportivi

Ormai è un trend: i Ferguson non sono più replicabili, i grandi club cercano figure di raccordo tra società e allenatore che facciano funzionare tutto come un ingranaggio

ferguson

La vera era del manager all’inglese, il tuttofare, s’è chiusa al Manchester United con Sir Alex Ferguson. Ci hanno messo qualche annetto appena per rendersi conto che il segreto per muoversi nel calcio di oggi – tra l’altro col calciomercato impaludato dalla crisi e destabilizzato dai grandi potentati economici – è investire sui direttori sportivi.

Il Telegraph, ma non solo, dà ampio risalto (pezzo d’apertura in prima, e due paginoni) all’ingaggio di John Murtough come direttore sportivo, coadiuvato da Darren Fletcher come direttore tecnico. “Questo non è l’anno zero per il nuovo regime – in gran parte si opera in questo modo da un po’ di tempo – ma rappresenta la via da seguire per lo United. Questa è la loro strategia per riconquistare il loro posto come campioni d’Inghilterra e oltre”, scrive il Telegraph.

E’ il discorso che in piccolo abbiamo affrontato anche per il futuro del Napoli, sottolineando più volte casi come quello del Lille, dove l’attenta gestione del mercato e la centralità di questa figura di raccordo tra chi investe i soldi – la proprietà – e chi quei soldi deve farli fruttare – l’allenatore – sono diventati preponderanti. E’ un trend del calcio moderno, si può dire. Che scalfisce anche la tradizione del grande accentratore, l’allenatore alla Ferguson appunto, che si sceglieva la squadra e poi sedeva in panchina nei giorni delle partite.

Nel caso dello United, per anni sono andati alla ricerca di un allenatore che potesse sostituire il grande scozzese, mentre probabilmente avevano solo bisogno di un grande direttore sportivo da affiancare al tecnico.

Murtough conosce il club meglio di chiunque altro, e conosce l’operato e la filosofia di Solskjaer e Woodward, il vicepresidente esecutivo. Viene dall’accademia. È stata una scelta naturale. Perché “la parte difficile della gestione di uno dei giganti del calcio moderno è allineare operazioni molto diverse, dall’accademia e alla prima squadra, il reclutamento, la pianificazione, la scienza dello sport, l’assistenza medica. Ci vuole un certo grado di esperienza in tutte le aree per far sì che tutto funzioni senza intoppi verso un obiettivo condiviso“.

Il calcio moderno, iperspecializzato, si fa coi professionisti. Non si improvvisa più nulla. E deve funzionare tutto come un grande ingranaggio.

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