«Mi hanno sequestrato, investito, messo una bomba sul davanzale. Ma io la Camorra l’ho denunciata»

Libero ha intervistato il vicesindaco di Aversa, Benedetto Zoccola, da anni simbolo della lotta alla criminalità organizzata: "Vivo coi soldati sotto casa, non è un bel vivere"

zoccola

Benedetto Zoccola è un commercialista, ed oggi è vicesindaco di Aversa,  città sotto influenza del clan dei casalesi. Ha vissuto con i soldati fuori alla porta di casa, una bomba gli ha devastato un occhio e un orecchio, è stato sequestrato e picchiato, è stato minacciato ed è stato investito da una macchina. Zoccola è un simbolo della lotta alla Camorra, da quando un giorno infilò la porta del commissariato dei Carabinieri e denunciò tutto.

Libero l’ha intervistato.

«Nel 2012 ricevetti in eredità dei terreni da parte di mio nonno che potevano essere edificati. Dapprima si sono fatti vivi squarciandomi le ruote della macchina, una sorta di avvertimento. Poi con una lettera minatoria che divenne una vera e propria ammonizione ai miei comportamenti. Ed infine, dopo qualche settimana, mi aggredirono e condussero in un posto in campagna dove di solito vengono ritrovati i corpi dei morti ammazzati dalla camorra. Mi picchiarono a sangue mentre mi urlavano: devi cacciare i soldi, hai capito? Mi chiesero cinquantamila euro su un affare, una speculazione edilizia, che avrebbe fruttato sei milioni di euro».

Andò dritto ai Carabinieri:

«Mi fecero mettere quella famosa firma “in basso a sinistra“ che divenne per me una scelta definitiva. Collaborai sin da subito con i carabinieri e la DDA e si organizzò un incontro monitorato con le cimici e gli appostamenti per coglierli in flagranza ed io mi prestai a tutto questo».

Fino all’arresto di Augusto La Torre, capo dell’omonimo clan affiliato ai casalesi, operanti a Mondragone e zone limitrofe, si è autoaccusato di una cinquantina di omicidi ed è divenuto anche collaboratore di giustizia, ma mai creduto fino in fondo. Divenne famoso quando parlò di Pantani e delle scommesse clandestine legate alla camorra che avrebbero deciso di farlo squalificare. Dichiarò che la camorra organizzò la squalifica del campione di ciclismo perché diversamente sarebbe andata in bancarotta nella impossibilità di coprire scommesse in nero.

«La data dell’arresto per me rimane nella mia memoria era il 12/12/2012 e da lì iniziai a collaborare con la giustizia per combattere la criminalità organizzata; dagli abusi edilizi al tema, da noi sensibile, dei rifiuti. Iniziarono intimidazioni e minacce. Cercarono di investirmi in macchina e mandarono delle buste con dentro dei proiettili fino a quando un giorno misero sul davanzale della finestra un ordigno che, scoppiato, mi ha arrecato dei danni irreversibili ad un occhio ed a un orecchio. Mi misero fuori da casa i soldati dell’esercito. Mi creda non è un bel vivere».

«Io ho ancora il ricordo di quando sentii dire ad un camorrista intercettato “arriva Zoccola, è peggio di un Carabiniere e per noi è un vero figlio di puttana”. Per me se questa è una guerra io, le guerre, sono abituato a vincerle».

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