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I migliori non sono più i migliori, le classifiche del tennis non funzionano più

Con il nuovo sistema di conteggio Osaka che ha vinto due Gran Slam non riesce a superare Barty che è ferma da un anno, per esempio

I migliori non sono più i migliori, le classifiche del tennis non funzionano più

Non è colpa di Ashleigh Barty, lei non può farci niente. L’australiana numero uno del tennis femminile non ha stabilito le regole, né gli algoritmi che fanno funzionare le classifiche del tennis mondiale. I quali già prima erano molto complicati, ma ora hanno preso una deformazione: i più forti, i più bravi, quelli che vincono di più sono penalizzati. E resta in vetta chi gioca meno.

E così la 24enne che quasi non ha giocato dal febbraio 2020, chiusa in Australia, dopo un anno è ancora la numero 1. Mentre Naomi Osaka, che nel frattempo ha vinto tue Gran Slam, gli US Open e gli Australian Open, è ancora seconda. C’è un divario così grande tra lei (7835 punti) e Barty (9186) che Osaka potrebbe balzare in testa solo se vincesse un altro torneo del Grande Slam, il terzo.

E’ il risultato, questo, della nuova “finestra” di validità del ranking estesa a 22 mesi, per venire incontro ai giocatori impossibilitati a viaggiare per il mondo causa pandemia. I giocatori possono scegliere i propri 18 risultati migliori tra gli eventi disputati in quel lasso di tempo.

L’industria del tennis sta gradualmente rendendosi conto che questa è una situazione problematica – scrive il Sueddeutsche Zeitung. Il nocciolo della questione è: più a lungo dura la pandemia, più distorsioni ci saranno nelle classifiche. Barty, che ha vinto quattro titoli tra cui l’Open di Francia nel 2019, beneficia come nessun altro di questo sistema, che in teoria avrebbe dovuto generare più giustizia. Roger Federer, che ha giocato per l’ultima volta un anno fa, è ancora quinto nella classifica ATP, sebbene tre Grandi Slam si siano giocati senza lo svizzero. Angelique Kerber, per dire, con il sistema di valori pre-pandemia sarebbe numero 77, oggi è 26.

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