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Veltroni: i più fragili non sono solo gli anziani, ma anche i ragazzi, soli e ignorati. Chi si occupa di loro?

Sul CorSera. Gli adolescenti guardano il mondo attraverso lo schermo di telefono e pc per non sentirsi soli. Nessuno li ha mai interpellati.  L’unica cosa su cui tutti si sono sempre uniti è stata randellarli

Veltroni: i più fragili non sono solo gli anziani, ma anche i ragazzi, soli e ignorati. Chi si occupa di loro?

Sul Corriere della Sera, Walter Veltroni dedica un’ampia pagina alla condizione degli adolescenti, costretti a casa tra didattica a distanza e distanziamento sociale. Nessuno sembra occuparsi di quanto sta accadendo nel loro animo, scrive. Di quanto questa condizione odierna possa pesare sulla loro esperienza futura.

Giustamente ci si occupa, mai abbastanza, di chi è anziano. E i primi a farlo, con le loro ansie, sono spesso i nipoti. Ma chi si sta incaricando di capire com’è la percezione della vita in ragazzi che, nel momento decisivo della loro esperienza umana, si trovano espropriati, per ragioni oggettive, di ogni relazione, ogni forma di intrattenimento e di svago? E quanto pesa l’assenza dalla dimensione scolastica che è certo apprendimento ma anche scambio, condivisione, definizione di uno spazio proprio, il primo autonomo dalla famiglia, in cui ciascuno mostra se stesso ed è messo alla prova?”.

Gli insegnanti si fanno in quattro per insegnare loro a distanza, scrive, certo, ma c’è dell’altro, nei ragazzi.

Perdere la pienezza dei quattordici o quindici anni, quando il mondo è una scoperta quotidiana delle sue possibilità e delle sue insidie, non è come vivere quest’esperienza a cinquant’anni. I ragazzi si sono incupiti, chiusi, molti hanno peggiorato i loro risultati scolastici, la maggioranza trascorre il tempo appesa allo schermo di un telefono che costituisce l’aggancio al mondo esterno, in questo inverno cupo e solitario”.

Ai ragazzi, rimasti senza “scuola, parchi, sport, incontri con gli amici, cinema, concerti”, resta solo

“la dimensione apparentemente infinita, l’unica senza confini e divieti, del mondo virtuale? Quello spazio non è irreale, anche quella è realtà. Le parole, i video, i giochi sono parte di un mondo dilatato, doppio. E questa duplicità oggi costituisce un salvagente per i ragazzi. Cosa sarebbero stati questi mesi senza la possibilità di scrivere agli amici, di giocare a distanza con loro, di coltivare le passioni?”,

Gli adolescenti si affacciano sul mondo esterno attraverso lo schermo di un telefono o di un computer.

Lo fanno per non sentirsi soli. E quando lo fanno, credo sia giusto che i genitori non li colpevolizzino ma li comprendano e li rispettino”.

Non sanno quando torneranno a scuola e non hanno alcun potere decisionale, nessuno nemmeno li consulta.

“È possibile che mai nessun giovane abbia potuto dire la sua in tutti questi mesi di vertici, verifiche, seminari a Villa Madama? Vorrei che in questo frenetico e spesso surreale arcobaleno di giornate, regioni, orari si tenesse conto che esistono delle anime fragili. E che ci si ricordasse, in questo che non è un Paese per giovani, che in questo momento nelle case di milioni di italiani c’è una ragazza o un ragazzo che sta annaspando nel tempo decisivo della vita e c’è il rischio che si smarrisca. Per un ragazzo il «distanziamento sociale» è una pena più grave che per un adulto. Ricordarsene sempre”.

Invece, i ragazzi sono stati colpevolizzati.

“In un mondo adulto che è andato in confusione su tutto: vaccini, tamponi, terapie, governi, regole… l’unica cosa su cui tutti si sono sempre uniti è stata randellare i giovani se una sera uscivano, perfino essendo consentito, per vedere amici o semplicemente prendere un aperitivo”.

I più fragili, conclude Veltroni, non sono solo gli anziani.

“Chi decide oggi deve avere nell’orizzonte delle sue motivazioni anche quello che gli algoritmi non registrano. Anche quello che sta accadendo nel cuore delle persone, tutte. E dei più fragili. Che non sono solo gli anziani. Ma anche i ragazzi, soli e ignorati, di questa Italia spaventata“.

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