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So di almeno tre amici tifosi del Napoli che si sono addormentati durante la Supercoppa

Sembrava un’amichevole estiva. Anche io ho le mie responsabilità: stavolta non ho spento all’ingresso di Politano, come faccio di solito

So di almeno tre amici tifosi del Napoli che si sono addormentati durante la Supercoppa

So di almeno tre amici tifosi del Napoli che si sono addormentati durante la partita, ho saputo che ha fatto la stessa cosa un amico juventino, non vi nascondo che per alcuni minuti del secondo tempo l’ho fatto anche io. Queste due righe appena scritte non avrei mai pensato di abbinarle a una finale, figuriamoci di accostarle a una finale disputata dalla squadra per cui tifo. Doveva succedere pure questo, è successo. Ho avuto la sensazione durante molte fasi dell’incontro che si trattasse di una amichevole estiva, di quelle organizzate da una marca di automobili, da una compagnia assicurativa, da un salumiere di via Pigna. Il primo tempo è stato perlomeno irritante. Nessuno faceva nulla, tutti aspettavano che si muovesse l’altro, che il pallone rotolasse per inerzia, che qualcuno segnasse il cambio del punteggio senza che in campo fosse accaduto alcunché. Un Napoli striminzito temeva la Juventus peggiore degli ultimi anni. I bianconeri, dal canto loro, essendo i peggiori degli ultimi anni guardavano questo Napoli striminzito, increduli quanto noi, e aspettavano. In questo nulla, Lozano quasi segnava.

Alla fine del primo tempo mi sono detto: se deve essere un’amichevole voglio vedere cose estive, assurde, rovesciate che mai si ripeteranno, Petagna cha fa un tunnel, Mario Rui che azzecca un cross. Mentre speravo, ho portato fuori i cani prima che il coprifuoco si prendesse tutto nuovamente, per l’ennesima notte. Vuoi vedere che in campo si stava verificando un particolare tipo di coprifuoco? Una regola astratta, non scritta, che impedisse a Ronaldo di calciare, a Insigne di dribblare, a Zielinski di accelerare. Solo Petagna si trovava a suo agio con tale stringente regolamento. Il nulla resta comunque il nulla. Con questo spirito del niente accadrà mi sono messo a guardare il secondo tempo. Dopo qualche minuto ho avvertito un timore maggiore rispetto a quello di un’eventuale sconfitta. Ho avuto paura che il risultato non cambiasse nemmeno nella ripresa e che a tutti noi, dormienti o quasi, ci sarebbero toccati pure i supplementari. Ma che vuoi supplementare sopra al camposanto? Il supplementare di 0 è 0.

Nel secondo tempo il maestro Pirlo con un po’ di coraggio toglie Chiesa (dandoci l’opportunità di scoprirlo della partita) e mette Bernardeschi. Chi di voi non ha pensato: vuoi vedere che questo gioca bene proprio stasera? Tutti, lo sapevo. In realtà non che giochi chi sa come, gioca appena. Ma appena rispetto al niente degli altri, di un Di Lorenzo, è tutto. La Juventus a un certo punto deve aver pensato che accelerando un minimo l’avrebbe portata a casa. Il Napoli non ha pensato niente. Ho osservato per lunghi momenti Insigne (con o senza palla): non è mai stato in campo. Non un dribbling, non un passaggio, figuriamoci un tiro. Zielinski uguale. Aveva spesso campo, spazio, ma non era in serata. Di Demme ho notato il fiatone dopo qualunque scatto. Ma sta bene? Mi sono parsi in partita soltanto Lozano e Koulibaly. Bakayoko è l’unico calciatore di origini africane lento, avete notato? Non corre mai, cammina, ora gli è presa pure la fissa del passaggio di esterno. Caro, carissimo, Baka, lasciamo l’esterno a chi lo sa usare. La Juve a un certo punto segna su azione da calcio d’angolo, una sponda, un rimpallo, Ronaldo. 1-0. Entra Mertens, il Napoli fa finta di reagire, ma niente di che. Il belga si guadagna un rigore sorprendendo McKennie che per un attimo prende sonno pure lui. Valeri lo assegna. Su che la pareggiamo.

Poi ho guardato la faccia di Insigne, era una faccia diversa dagli ultimi rigori. Il calciatore che sbaglierà il penalty lo vedi subito. Il capitano sbaglia, non solo, fa di più, la butta fuori a portiere spiazzato, nemmeno lambisce il palo, la butta proprio fuori fuori fuori. La non partita è perduta. Potevamo pareggiarla se avessi avuto la forza di fare quello che faccio di solito all’ingresso di Politano, spegnere. Non ne ho avuto la forza, non ne ho avuto cuore. Scusatemi.

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