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“Le regole del cammino”, il prontuario laico di Polito per l’Italia

Come ripartire? Investendo su città come Spoleto, Anagni, Viterbo, Ascoli Piceno, e trasformandole in hubs di competenze che la connessione veloce del 5G possa fare volare.

“Le regole del cammino”, il prontuario laico di Polito per l’Italia
Antonio Polito, il giornalista stabiese editorialista del Corsera, è un intellettuale attento ai cambiamenti e spesso ha messo il dito sul punto del dolore delle emergenze del nostro Paese e del nostro tempo. Su tutti nel 2017 il testo “Riprendiamoci i nostri figli (Marsilio)” e quel “Prove tecniche di resurrezione” sempre per i tipi della Casa editrice veneta. Ora per dare un metodo a questa resurrezione auspicata ha pubblicato da due mesi “Le regole del cammino (pagg. 157, euro 17; Marsilio)” che consiglio a tutti perché forse è un prontuario laico per rimettere in moto con idee spendibili anche il nostro Paese Italia.
Cosa fa Polito sessantenne ancora in forma per fattura del suo fisico ed anche per una seconda unione che ha portato altri figli adolescenti e nuove responsabilità? Inizia a fare trekking percorrendo il Cammino di San Benedetto che da Norcia – luogo di nascita del Santo – porta a Montecassino luogo della morte dello stesso e della realizzazione della sua creazione più grande: quell’Ordine monastico che nacque dalle sue regole e che costituì il baluardo all’avanzata della Barbarie e molti anni prima il culmine di un’Europa che Egli stesso inventò.
Camminando, Polito capisce non solo che salita e discesa sono due arti distinte e di che cosa si tratta quando si parla di anello, di tragitto o percorso ma anche che, come aveva intuito Rousseau, “la meditazione ed il pensiero” sono due attività consustanziali. Che il chiacchiericcio non ha cittadinanza quando si attraversano in compagnia boschi e creste ma che in questo viaggio che si chiama cammino conta ciò che si dice e si fa, attività che cambia anche l’idea di identità, che non ha bisogno più di rappresentazione per essere asseverata.
Ma Polito ci parla anche di democrazia e liberalesimo, di false volontà generali che hanno portato il popolo – che ha cambiato concetto – a mettersi contro la democrazia e le libertà da-, che il liberalesimo ci aveva dato in dote.
Come ripartire? Perché non da quell’osso d’Italia (come l’economista Manlio Rossi Doria denominava quest’Italia minore e fuori dalla rotte comunicative) carica di storia, che come a Trevi o Monteleone di Spoleto aveva nei secoli scorsi prodotto uomini e cambiamenti importanti per il nostro Paese? Servendosi di quali strumenti? Investendo su città come Spoleto, Anagni, Viterbo, Ascoli Piceno, e trasformandole in hubs di competenze che la connessione veloce del 5G possa fare volare.
Ma non solo: perché invertire anche la morte dei piccoli borghi implica tutta una serie di infrastrutture che consentano di fare conoscere i nostri prodotti di qualità – le lenticchie di Castelluccio, ad esempio. E quindi investire su una rete ambulatoriale efficiente e su una nuova rete di medici di base e sulla telemedicina per gli anziani. Tutte cose che si stanno discutendo in questi giorni nel Recovery Plan e che potrebbero condurre a una nuova rivoluzione industriale basata sul nostro mondo contadino di qualità e sulle nostre aree culturali ed archeologiche… Ritrovare una migliore qualità della vita tramite la Rete lavorando da casa ed avendo la possibilità di andare in città per svago o per sani grappoli di vita. Insomma un apporto del liberal-democratico Polito al futuro che verrà, in viaggio, camminando, verso quel tempo.
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