La Federcalcio inglese: «Lo United doveva spiegare a Cavani come funziona qui il razzismo»

Dopo le proteste dal Sudamerica la FA riconosce che l'attaccante non voleva offendere nessuno e ora potrebbe rivedere la squalifica di 3 giornate

Dopo le proteste dal Sudamerica la FA riconosce che l'attaccante non voleva offendere nessuno e ora potrebbe rivedere la squalifica di 3 giornate

Cavani doveva sapere che se scrivi “negrito” in Inghilterra sei un razzista. Glielo doveva spiegare il Manchester United quando l’ha ingaggiato: ogni Paese ha un suo grado di suscettibilità, perché non gliel’anno detto? Se lo chiede la Federcalcio inglese, che dopo aver squalificato per tre giornate l’attaccante uruguaiano per un epiteto (non) razzista ora si appresta a rivedere la sua decisione.

Il “caso Cavani” infatti ha fatto infuriare mezzo mondo: dal Sudamerica Cavani ha incassato ben più della semplice solidarietà. Praticamente tutti, a cominciare dalla Crusca uruguaiana, hanno sottolineato che “negrito” è un appellativo affettuoso, amichevole, non certo razzista. E, anzi, hanno accusato la Federcalcio inglese di essere a sua volta razzista, o quanto meno “ignorante”.

La commissione disciplinare, scrive il Telegraph,  della Federcalcio si è detta “sorpresa che l’attaccante uruguaiano non avesse ricevuto alcuna formazione mediatica dal Manchester United per aiutarlo a comprendere meglio le ‘differenze culturali’ che avrebbero potuto impedire il suo controverso caso”.

La squalifica sarà sottoposta a un nuovo esame, dopo che la commissione di regolamentazione indipendente ha dichiarato che non c’è stata “nessuna intenzione” da parte del giocatore dello United di essere razzista o offensivo: ha risposto affettuosamente a un amico e “non poteva ragionevolmente sapere” di commettere un’infrazione.

Lo stesso amico di Cavani, chiamato “negrito”, Pablo Fernandez – che tra l’altro è “bianco” come Cavani – ha detto alla FA che “negrito” è il suo “soprannome da tutta la vita e che “non si è sentito minimamente offeso dal messaggio pubblicato”.

Fernandez ha anche spiegato di aver usato lo stesso soprannome “affettuosamente verso suo figlio”, e alla commissione sono state mostrate copie di messaggi WhatsApp privati ​​tra Fernandez e i suoi amici per mostrare che l’uso del termine “negrito” è comune nelle loro conversazioni.

La commissione guidata dal presidente Richard Smith QC, aveva anche concluso che un fattore aggravante era che Cavani non aveva una “legittima aspettativa di privacy” dato che il suo messaggio era visibile per i suoi 7,9 milioni di follower su Instagram.

Ed è a questo proposito che la commissione ha espresso “sorpresa” per il fatto che lo United non avesse “catechizzato” Cavani al suo arrivo in Inghilterra in ottobre, su cosa scrivere o non scrivere sui social, “così da fargli capire che parole affettuose e poco offensive nella sua lingua madre sono indiscutibilmente offensive in questo Paese”.

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