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“Il nostro Eduardo”, i nipoti raccontano De Filippo attraverso foto, registrazioni e lettere

Il documentario sul commediografo partenopeo racconta la sua grande caratteristica: rappresentare la sua umanità stando lontano dal potere politico.

“Il nostro Eduardo”, i nipoti raccontano De Filippo attraverso foto, registrazioni e lettere

Di documentari sulla vita del commediografo partenopeo Eduardo de Filippo ne abbiamo visti tanti ma “Il nostro Eduardo” – regia di Didi Gnocchi e Michele Mally –  trasmesso ad un orario assurdo dalla Rai in tarda serata del 9 aprile – ora su Raiplay – è quello che ci ha più toccato perché è il racconto che i nipoti fanno attraverso foto, registrazioni e lettere dell’interseco vita-arte del figlio di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo.

Matteo De Filippo, Tommaso De Filippo Luisa De Filippo, Angelica De Filippo, Angelica Ippolito, i figli di Luca e delle sue compagne ed i discendenti in quota d’amore di Eduardo raccontano l’uomo Eduardo che poi con una vita di sacrifici e di gelo divenne uno dei drammaturghi “che canto l’uomo del suo tempo (Fellini)”. Quindi si intrecciano ritmandosi gli inizi dell’attore Eduardo con la sua crescita di bambino e ragazzo che veniva curato e formato teatralmente dal creatore della maschera di Felice Sciosciammocca. “Sik sik e l’artefice magico” ed “Uomo e Galantuomo” portarono poi al primo vero successo del 1931 quel “Natale in casa Cupiello”, interno popolare in pieno Ventennio senza politica: e l’incontro simmetrico con Pirandello che porterà all’esperienza de “L’abito nuovo”.

Questa la grande caratteristica di Eduardo: rappresentare la sua umanità stando lontano da potere politico. Ma nel frammezzo l’incontro d’amore con una delle donne della sua vita: la sposa americana: quella Dorothy Pennington (‘Dodò’) che sposò nel 1928 a Roma, mettendosi contro la famiglia. Poi mentre la Compagnia del Teatro umoristico “I De Filippo” sta sbocciando la perla di “Filumena Marturano” manifesto del dolore popolare che cercava rappresentazione senza assalti a Capitol Hill. Mentre la fama aumenta si manifestano i primi contrasti con Dodò: Eduardo sposa Thea Prandi che gli darà i suoi due figli: l’amatissima Luisella – morta per un incidente in montagna – e Luca, quello che sarà più di un figlio (Eduardo lo definì un grande amico).

La fragilità di Eduardo viene fuori proprio in questo periodo: quando sta per mollare l’avventura della costruzione del Teatro San Ferdinando. Ma è proprio Dodò che in una lettera privata lo spinge a coronare il suo sogno. Poi le estati davanti al Fiordo di Crapolla a Massa Lubrense sull’isolotto dell’Isca dove il grande commediografo scrive “Sabato, Domenica e Lunedì (1959)” e conosce – e s’innamora – Isabella Quarantotti, sua futura terza moglie. Prima c’è il dolore per la morte di Pasolini. Gli ultimi anni – con le grandi tournée all’estero – sono gli anni anche della nomina a Senatore a vita e della sua ultima utopia che i nipoti continuano: quella di aiutare i ragazzi napoletani svantaggiati che un’asmatica burocrazia condanna a morte civile. Ad 84 anni dopo una vita data al teatro e rischiarata dagli affetti e da qualche grande dolore, Eduardo muore dopo avere rappresentato la vita di molti, “mi dà gioia sapere che chi è venuto stasera a teatro porterà a casa un qualcosa che gli sarà utile nella vita reale”.

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