Lo Spiegel ha intervistato Marko Stamm, parlando solo di botte e mazzate: “è uno sport brutale, un mix di pallamano, nuoto, wrestling, judo e pugilato”
Dovrebbero farci una rubrica: interviste impossibili in Italia. Lo Spiegel pubblica una lunghissima intervista a Marko Stamm, giocatore e allenatore di pallanuoto, nella quale parlano solo di botte, mazzate, morsi, calci, occhi che quasi scoppiano, strizzate di genitali. Ne viene fuori un ritratto – realistico – della pallanuoto come sport brutale, una specie di arti marziali miste sommerse.
Stamm descrive la pallanuoto come “un mix di molti sport. Pallamano e nuoto ovviamente. Wrestling, judo. Il pugilato”.
“Vieni preso a calci, a morsi, ti tirano il costume, se necessario vieni tenuto per le braccia. Quando cerchi di superare qualcuno con la testa sott’acqua, è facile che lascino il ginocchio o il gomito sollevati. Possono succedere molte cose”.
“Impari a proteggerti in tempi relativamente brevi dai colpi al costume da bagno. Poi ci sono gli schiaffi in faccia, i colpi al collo o al mento, che proprio come nel pugilato sono punti deboli che tutti amano sfruttare. O il ginocchio sul fianco, soprattutto se non stai tendendo la schiena. Cattiveria pura”.
Ci si fa male ovviamente, molto.
“La mia spalla è stata morsa, il mio naso è stato rotto due volte, le mie costole sono state fratturate. Ho subito più di 20 tagli, ma la parte peggiore è stata la cavità oculare rotta. Ho avuto un pugno dritto negli occhi. Poi il dottore ha detto che ero stato fortunato perché l’orbita aveva ceduto. Altrimenti il mio occhio sarebbe scoppiato. Sono stato completamente fuori dallo sport per nove mesi”.
Eppure si sente ripetutamente dire che i pallanuotisti hanno infortuni meno gravi che negli altri sport.
“Non abbiamo gli infortuni estremi perché abbiamo l’acqua come cuscinetto. Un infortunio alla spalla può sempre verificarsi. Ci sono sempre lividi. Ma poiché l’acqua rallenta i colpi, il peggio accade raramente. Di solito noti solo dopo la partita che qualcosa sta diventando blu e ti chiedi: quando l’ho preso? Non ti accorgi nemmeno più di tanti falli. E anche se lo fai, senti il dolore solo dopo a causa di tutta l’adrenalina.
Stamm allena le donne, al Wasserfreunde Spandau. Brutalità diversa?
“È ancora più brutale nella Bundesliga femminile, se non altro perché il costume da bagno ti dà più spazio a cui aggrapparti. Ma soprattutto noi allo Spandau abbiamo imparato dalle varie arti marziali come liberarsi dalle prese. E lo insegno anche con le donne. E’ estremamente importante l’allenamento fuori dall’acqua, soprattutto per i nuotatori nuovi arrivati alla pallanuoto. Prima hanno dovuto imparare che devi reagire quando qualcuno si avvicina a te e non lasciare che tutto ti lasci sorpreso come un cervo coi fari negli occhi. Devono accettare il duello, non per colpire, ma semplicemente per sapere: come lo faccio? Dove finisce il mio corpo, dove inizia il corpo dell’avversario? Devi saperlo per evitare infortuni”.