Al Messaggero: «Siamo molto indietro rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi europei. Bisogna combattere i furbetti portandoli di fronte ad un giudice penale»
Il Messaggero intervista il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo. Teme l’avvicinarsi del Natale e il comportamento di pochi furbetti che possono scatenare un pericoloso processo di emulazione.
«Il meccanismo emulativo che può ricrearsi prima e dopo le feste rischia di avere conseguenze drammatiche. Il “perché io non devo farlo se qualcuno lo fa” oggi può portare ad assumere atteggiamenti davvero pericolosi».
I furbetti che proveranno ad aggirare le restrizioni, spiega,
«possono invalidare i sacrifici di tutti, per questo sarebbe opportuno rafforzare controlli e attuare rigidamente diritto e pene. Se si ferma un soggetto e questo produce un’autocertificazione che ad una verifica risulta falsa, non puoi dargli solo la multa di 300 euro. Devi perseguirlo effettivamente con una denuncia per falso in atto pubblico. Per estremizzare bisogna portarlo di fronte ad un giudice penale, così non c’è il rischio si prendano sotto gamba le misure. Non può passare il messaggio che si tratta di una sorta multa per divieto di sosta, va a finire che qualcuno che dica “chi se ne frega” lo trovi sempre».
Miozzo parla anche della scuola, per la quale è prevista la riapertura il 7 gennaio.
«Io ritengo che siamo molto indietro rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi europei. E non sto parlando del modello Svezia ma di Spagna, Francia, Germania o Inghilterra, dei Paesi attorno a noi e questo è preoccupante soprattutto per i ragazzi. Il Cts aveva suggerito di considerare le aperture ma solo se in sicurezza, verificando se sul territorio nazionale ci fossero o meno le condizioni per riaprirle».
Condizioni che, spiega,
«comprendono trasporti, monitoraggio sanitario e possibilità assistenza da parte delle Asl. Queste da qualche parte sono garantite e da altre no, ma il problema riguarda principalmente le aree metropolitane. Io non vedo la ragione per cui il liceo di una cittadina della provincia di Parma debba restare chiuso perché a Milano ci sono numeri importanti e problemi oggettivi».
Ora tutto è rinviato nelle mani dei prefetti. Miozzo conclude:
«Guardo con molta attenzione e fiducia all’esercizio che faranno i prefetti, dato che gli è stato chiesto di farsi carico di un tavolo di organizzazione che riguarda i temi della scuola. Sono convinto che la loro autorevolezza potrà dare un’accelerazione ad un sistema che si è imballato».