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Ferlaino racconta come fallì l’acquisto di Paolo Rossi

La trattativa con Farina, le accuse del sindaco Valenzi e l’ira di Palumbo per lo scoop del Corriere dello sport. Paolo Rossi preferì dire no

Ferlaino racconta come fallì l’acquisto di Paolo Rossi

Irrequieta, scandalosa, geniale, imprevedibile è stata la vita dell’Ingegnere nel calcio. Vibravano ancora nell’aria i due miliardi spesi per Savoldi e, quattro anni dopo, gli venne una pazza idea. Prendere Paolo Rossi, 23 anni, eroe del Mundial italiano in Argentina 1978. Ginocchia martoriate dal bisturi, ma goleador assoluto.

L’Ingegnere ha appena detto: ”Il Napoli non venderà illusioni, si sforzerà di avere una squadra competitiva ma senza fare follie”. Sono trascorsi dieci anni alla presidenza del club azzurro, due volte in lizza per lo scudetto, buoni piazzamenti in classifica, ma è mancato il crack per essere protagonisti. Paolo Rossi è il crack possibile. La follia è dietro l’angolo.

La situazione del giocatore è ingarbugliata. Il Vicenza l’ha preso in comproprietà dalla Juventus per 100 milioni di lire. Dopo due stagioni (39 gol del bambino prodigio) si va alle buste per la risoluzione della comproprietà. Presidente del Vicenza è Giussy Farina, 46 anni, di ricca famiglia terriera. Presidente-contadino con tante fattorie, un grande faccione e grandi baffi, collezionista di francobolli e appassionato di Tex Willer e Julio Iglesias. Vive nella campagna veronese, a Palù, in un villone con caminetti, divani, la sala del biliardo, una panca del Trecento, una moglie di sangue nobile e una tribù di figli. Ogni mattina va a snidare passeri e a cacciare fagiani e cinghiali nel bosco vicino casa. Alle partite del Vicenza indossa un vecchio vestito del padre. E’ il suo portafortuna.

Farina deve risolvere la comproprietà di Paolo Rossi con la Juventus. Vuole tenersi il giocatore e inserisce nella sua busta l’astronomica cifra di 2 miliardi, 612 milioni, 510mila lire portando così il valore intero del giocatore a cinque miliardi. La Juventus, nella sua busta, segna la cifra di 875 milioni e viene gabbata dal presidente contadino cervello fino. Farina, con la sua offerta superiore, si tiene il giocatore versando alla Juventus la differenza di 775 milioni. Diventa il presidente più popolare e scandaloso d’Italia. La valutazione dei cinque miliardi per Paolo Rossi sconvolge la nazione. Tutti gridano allo scandalo e il presidente della Federcalcio Franco Carraro si dimette.

All’esile ragazzo di Prato, scoperto da Italo Allodi e che ha sbancato il Mundial argentino, pensa Ferlaino. Il Vicenza con Rossi va male. Giussy Farina ha bisogno di quattrini e mette il giocatore sul mercato. L’Ingegnere è pronto a sborsare due miliardi e mezzo di lire. Lo scandalo si moltiplica.

A Napoli insorge il sindaco Valenzi: “I miliardi che il Napoli intenderebbe spendere rappresentano una cifra pazzesca, considerando che stiamo parlando di una città angustiata da tanti problemi sociali ed economici. Inevitabile è l’accostamento con l’America latina: grande povertà e sfrenata passione per il calcio. Come sindaco, giudico negativa questa operazione”. Ribolle di sdegno l’Ingegnere: “Napoli non ha le fogne e non avrà Paolo Rossi. Noi sportivi non ci interessiamo di politica, mentre i politici pretendono di interessarsi di sport. L’attenzione del sindaco verso il Napoli si è risvegliata in occasione di una trattativa presunta quanto infondata”.

Smentisce tutto l’Ingegnere che invece ha lavorato di punta e di tacco per l’acquisto del secolo. Paolo Rossi risolve la questione rifiutando di venire a Napoli per il chiasso che il suo trasferimento ha sollevato. Farina lo dà in prestito al Perugia per due anni, 700 milioni a stagione. Poi l’enfant prodige rientrerà nella casa madre juventina che lo pagherà tre miliardi, ma il Pablito del Mundial successivo incapperà nel calcio scommesse del 1980 e resterà fermo un anno.

“Ecco come fallì l’acquisto di Paolo Rossi” mi ha raccontato un giorno Corrado Ferlaino. “Io andai a Palù, a casa di Farina. Da Milano mi telefona mia moglie Patrizia, la terza, sì, va bene. Patrizia era molto amica della moglie di Gino Palumbo che dirigeva la Gazzetta dello Sport. Quel giorno erano insieme e c’era Gino con loro che vuole parlare con me. Vuole sapere che cosa ci faccio a Palù. Ero grande amico di Palumbo, ma devo tenere nascosta la trattativa perché, se esce sui giornali, va all’aria. Dico a Palumbo che sto trattando con Farina l’acquisto di un casolare. Non potevo dirgli la verità. Ma il giorno dopo, Farina spifferò al Corriere dello Sport che il Napoli trattava Paolo Rossi. Successe un putiferio. Furibonda fu l’ira di Palumbo, tradito dalla mia bugia e bruciato dalla concorrenza del giornale sportivo romano. Così l’acquisto andò in fumo. Palumbo non mi rivolse la parola per un anno. Poi facemmo pace”.

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