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Stare sul pezzo è tanta roba, il linguaggio del calcio sta un attimino cambiando

POSTA NAPOLISTA – È un fenomeno che è sempre esistito, la moda di alcuni termini gergali. Oggi abbiamo anche “prospetto”, “a palla scoperta”, “le seconde palle”

Stare sul pezzo è tanta roba, il linguaggio del calcio sta un attimino cambiando
Gianni Mura

Caro Napolista, ascoltando Rino Gattuso in una recente intervista televisiva ripetere per ben tre volte nel giro di due minuti l’espressione “stare sul pezzo” (preceduto poco prima dal ds Giuntoli che riportava fedelmente la medesima frase per spiegare ai giornalisti il motivo che aveva spinto l’allenatore a mandare in tribuna due giocatori colpevoli di scarso impegno nel pre-partita), riflettevo sull’uso, nel mondo del calcio, di parole, espressioni, frasi che ad un certo punto entrano nell’intercalare dei cosiddetti  addetti ai lavori e si diffondono quasi in maniera virale al punto che non si riesce a farne a meno, pur esprimendo concetti che in passato sono sempre esistiti ma spiegati con altre parole, più semplici e forse anche più chiare.

Il fenomeno non è nuovo.

Ricordo che anni fa entrò e si diffuse largamente, nel mondo del calcio, la parola “attimino” e non c’era giocatore o allenatore che nelle interviste non dicesse: “ci siamo un attimino distratti…”, “dobbiamo un attimino rivedere…”, “nello spogliatoio ci siamo un attimino guardati in faccia…”, e così via.

Piccola parentesi: proprio agli albori della diffusione di questo intercalare, scrissi a Gianni Mura, di cui ero assiduo lettore su la Repubblica, una lettera (quelle di una volta, con busta ed affrancatura), chiedendogli una riflessione su questa dilagante e brutta espressione e lui, oltre a manifestare in un successivo suo articolo, en passant, la concorde valutazione nel notare e deprecare questo termine, mi rispose, addirittura, inviandomi una lettera (con busta e affrancatura) di suo pugno – o meglio di sua battuta a macchina – per aggiungere qualche altra annotazione all’argomento, lasciandomi stupito per questo suo gesto così gentile, così umile: lui grande e prestigioso giornalista e scrittore ed io così anonimo e piccolo lettore che lo aveva interpellato.

Oltre la parola “attimino”, altre espressioni sono entrate e si sono diffuse nell’ambiente calcistico, resistendo tuttora.

È il caso della definizione “è tanta roba”, usata per magnificare e lodare una prestazione o la qualità di un calciatore o di una squadra.

Oppure l’uso e la diffusione del termine “prospetto” per indicare un giovane calciatore dalle grandi prospettive (da qui la troncatura della parola) future: quello che una volta veniva definito “una promessa” oggi è diventato “un prospetto” (orribile).

Più recenti ed anche in questo caso diffusissime, le espressioni “a palla scoperta” oppure “le seconde palle” (niente di volgare, sia ben chiaro!), usate per spiegazioni tecnico-tattiche che in passato non so come venivano espresse per definire gli stessi concetti.

Ma qui forse siamo in un ambito un po’ diverso dall’uso mediatico di parole entrate nel comune e ripetitivo intercalare dei protagonisti del mondo del calcio.

In altri sport si è verificato anche il fenomeno contrario della “sottrazione” di parole (anziché aggiungerne, come nei casi precedenti) modificando espressioni, come, ad esempio, il vecchio andare “a tutta birra” o il più elegante andare “a tutta velocità”, diventato semplicemente: andare “a tutta”(e basta).

O addirittura modificando definizioni storiche di discipline agonistiche come, nel nuoto, lo “stile libero”, diventato “stile” tout court.

A questo proposito, io capisco che dietro queste trasformazioni possa esserci un ragionamento del genere: se invece di dire, ad esempio, “100 stile rana”, “100 stile dorso” o “100 stile farfalla” dico solo “100 rana” o “dorso” o “farfalla”, per lo “stile libero” dovrei di conseguenza dire solo “libero” e definire una gara: “100 libero” suona un po’ male. Ma dire “100 stile” è forse meglio? Sarebbe stato preferibile trovare un termine diverso per identificare questa disciplina, come del resto è già accaduto nello stesso sport del nuoto per la specialità “delfino” diventata “farfalla” (o viceversa, non ricordo).

Caro Napolista, mi accorgo di avere un attimino divagato e di non essere più sul pezzo (iniziale) ma, non essendo giornalista né scrittore, scrivere questa lettera per me è stata tanta roba…..

Saluti azzurri.

Pietro Introno

P.S. Ho letto l’articolo del maestro Carratelli sul calcio del passato e alla sua citazione di: “Se la vostra squadra del cuore ha vinto, brindate con Stock”, “Se la vostra squadra del cuore ha perso, consolatevi con Stock”, ricorderei che dagli altoparlanti del San Paolo veniva proposta anche una terza ipotesi (che trovavo stupidamente geniale): “E se la vostra squadra del cuore ha pareggiato? Beh, comunque bevetevi uno Stock!”….

E non dimentichiamoci di “Arianna Armenio, Armenio Arianna” che faceva capire che di lì a poco, senza bisogno di guardare l’orologio, sarebbero scese le squadre in campo.

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