La procidana che ha isolato il Covid-19: «Il vaccino non basterà, il virus durerà per molto tempo»
La Capobianchi al Corsera: «L'unico rimedio sono le limitazioni alla vita pubblica. Se le crepe le allarghiamo da soli, come quest'estate, ne paghiamo le conseguenze»

Carlo Verdelli, sul Corriere della Sera, intervista Maria Rosaria Capobianchi, 67 anni, procidana, che guida uno dei laboratori di virologia più accreditati d’Europa, presso lo Spallanzani di Roma. E lì ha isolato il Covid-19. Scrive Verdelli:
Una veterana molto autorevole, che non ha partecipato alla recente e permanente giostra degli esperti in tv, ma che ha combattuto nella trincea della ricerca molte battaglie insidiose, dalla prima Sars del 2002 all’influenza suina del 2009, fino all’Ebola, identificato nel 1976 nel cuore dell’Africa e protagonista nel 2014 di un’ epidemia che ha sfiorato il mondo occidentale.
«Non c’è niente di strano in questa incertezza. L’unico virus che finora l’umanità ha completamente debellato è il vaiolo. Qualsiasi prospettiva di un’uscita rapida da questa pandemia, compreso l’arrivo dei vaccini, è un’ipotesi consolatoria».
«Se fossimo perfetti nelle misure di protezione, il dramma diminuirebbe di molto. Ma non siamo perfetti e il virus si approfitta di ogni crepa per infilarsi e riprodursi. È il suo destino darwiniano. Certo, se le crepe le allarghiamo da soli, come è successo questa estate, si è poi costretti a ricominciare da capo la conta dei contagiati, dei ricoveri, dei morti. Si è costretti a prendere misure di drastica limitazione della vita pubblica, che sono l’unico rimedio realisticamente praticabile. Anche se con un costo sociale altissimo».
I vaccini.
«Non ci sono ancora terapie capaci di vincere il Covid. Di contenerlo sì, ma non di eliminarlo. Quanto al vaccino, siamo molto vicini. Ma quanto durerà la protezione che ci garantirà? Non si sa. Potrebbe essere necessario ritararlo ogni anno, come per il vaccino influenzale. Perché è probabile che questo virus non sarà stroncato come è successo per il SarS-CoV nel 2002, e quindi avremo a che fare con lui, temo, ancora per molto tempo e diverse altre stagioni, come per le ondate di influenza».