Tiziano Ferro: «Ero un alcolista. L’alcol mi aiutava contro la tristezza, ma avevo voglia di morire»
Il cantautore si racconta in una lettera a "7", magazine del Corriere della Sera: «Ero anonimo, non bello, grasso, timido. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e umiliato. La musica era l’unica cosa che avevo»

«Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso. Ho perso occasioni e amici. Io ero un alcolista».
Tiziano Ferro si racconta in una lettera a “7”, magazine del Corriere della Sera domani in edicola. Il quotidiano ne riporta alcune anticipazioni.
Il cantautore scrive:
«L’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti».
Si racconta come:
«Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore».
E racconta:
«Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato. La musica era l’unica cosa che avevo, un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconoscevo».
Ferro racconta di aver avuto un rapporto conflittuale con il peso: pesava 111 chili, è poi arrivato a 70. E anche di aver vissuto la sua omosessualità sotto pressione da parte dei discografici, che volevano affiancargli una donna, sullo schermo, una finta fidanzata per nascondere le sue tendenze. Lui ha sempre rifiutato, poi, dieci anni fa, il coming out.