A La Stampa: “C’è una vitalità che non ricordavo. L’ho riscoperta da straniero. Troisi era una gigante, ogni tanto chiedo a Benigni di raccontarmi di lui”

Su La Stampa una bella intervista di Gianmaria Tammaro a Paolo Sorrentino che sta girando a Napoli il film “È stata la mano di Dio”.
È un film sulla mia adolescenza, su quello che ho vissuto. L’ho scritto per i miei figli, per provare a spiegare perché sono sempre così schivo e silenzioso.
Di Napoli dice:
«L’ho trovata bellissima. Ma forse è bellissima così, a piccole dosi. C’è una vitalità che, francamente, non ricordavo. L’ho riscoperta da straniero. Si sente come una necessità di volersi bene. E poi Napoli è il miglior luogo di vacanza del mondo».
Come mai a 21 anni scrisse una lettera a Massimo Troisi?
«Per me era un gigante. E non solo nella comicità, ma come persona. Ogni tanto, quando capita, chiedo a Roberto Benigni di raccontarmi di Troisi»
Infine un aneddoto che riguarda Ettore Scola e anche Aurelio De Laurentiis
«Pochi mesi prima della sua scomparsa, Aurelio De Laurentiis organizzò una cena. Invitò me, Scola, Saverio Costanzo e altri registi. Era un invito strano, del tutto inatteso: con Aurelio ci sentiamo, ma per andare allo stadio. Comunque, verso la fine della cena, De Laurentiis disse: ragazzi, dobbiamo trovare un’idea per il nuovo film diEttore. Scola, con una calma assurda, gli rispose: non ci penso nemmeno. E finì lì».
«Il cinema era stato la vita di Scola ed era stata una vita meravigliosa, ma non ne faceva un problema: se c’era, c’era; se non c’era, andava bene lo stesso. Scola era immune al patetico. E il patetico è sempre dietro l’angolo: può afferrare ognuno di noi da un momento all’altro».