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«Il ruolo di Abatantuono di “Regalo di Natale” era di Lino Banfi ma lui preferì “il commissario Lo Gatto”

Il Giornale pubblica uno stralcio del libro di Antonio e Pupi Avati sul film. «Ci trovammo senza attore e Pupi disse: “Diego” di cui non si sapeva più nulla”

«Il ruolo di Abatantuono di “Regalo di Natale” era di Lino Banfi ma lui preferì “il commissario Lo Gatto”

Il Giornale pubblica una pagina del libro di Pupi & Antonio Avati sul film “Regalo di Natale”. Antonio Avati ricorda che la parte di Abatantuono era stata inizialmente assegnata a Lino Banfi che aveva a lungo lavorato con Luciano Martino produttore del film.

Uno dei nostri pokeristi doveva essere Lino Banfi. Nei film di Martino, Banfi si era rivelato la spalla ideale della Fenech, emblema dell’italiano di provincia, cresciuto nel dopoguerra delle superstizioni e dei complessi, assalito dagli irrealizzabili sogni erotici che ci hanno raccontato Fellini e Brancati. (…)

Banfi accettò con entusiasmo, poi – capita nel cinema – ci «tradì» all’ultimo secondo per un film minore di un grande regista come Dino Risi: “Il commissario Lo Gatto”. Nel panico, ci consolò la filosofia di Luciano: invece di disperarci, «Morto ’n papa se ne fa n’artro». Bisognava pensare a qualcuno che nella categoria «attori», sotto la voce «considerazione della critica» fosse caduto ancora più in basso. Ma chi poteva essere lo sventurato? Il rischio di compromettere un copione perfetto c’era, e grosso. Il nome magico, in quelle sedute a tre trasformatesi in un consulto psicanalitico, fu pronunciato da Pupi: «Diego…». Lo guardammo. «Mica dici Abatantuono?».

Dopo i grandi successi del «terrunciello», Diego Abatantuono aveva attraversato alcune delle maggiori catastrofi del
cinema italiano, disprezzate dai critici e ignorate dal pubblico: un connubio letale. Fabrizio Corallo, l’amico di sempre
che sapeva tutto di tutti quanto a contatti mondani, provò senza convinzione a darci un numero telefonico di Roma. Era noto che Abatantuono si era letteralmente eclissato dalla capitale; dove, non lo sapeva nessuno. Rispose una voce diversa dal tono sfrontato che l’aveva resa celebre. La voce di Diego. C’era un’incrinatura in quella voce (ci diceva come lo avevamo trovato assolutamente per caso, mentre stava per portare via definitivamente le sue cose dall’appartamento di una vecchia fidanzata), c’era una profonda verità, c’era uno smarrimento totale. Un tono che rese esemplare Diego nel ruolo che Regalo di Natale gli offrì, lui che nel film impersona la maschera in fondo più tragica, di fronte a un Delle Piane eccezionalmente ispirato dal primo secondo del primo ciak.

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