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«Una papera mi ha distrutto la vita». Vent’anni dopo, Taibi racconta il suo Manchester United

La palla che rotola sotto le gambe, la vita che cambia. «Ferguson mi pregò di restare. Avevo problemi familiari troppo grandi. Sbagliai. E’ brutto essere etichettato per sempre»

«Una papera mi ha distrutto la vita». Vent’anni dopo, Taibi racconta il suo Manchester United

Il filmato del tiro di Matt le Tissier che rotola sotto le gambe di Massimo Taibi, nel 3-3 contro il Southampton, anno 1999, è ancora online. Ci sarebbe quasi da invocare il diritto all’oblio, per l’ex portiere del Milan che in una sola partita distrusse la sua carriera.

Un quotidiano inglese lo etichettò crudelmente “The Blind Venetian”, il veneziano cieco. E da allora è incredibilmente ricordato come “il peggior portiere della storia del calcio inglese”.

“Ora sono vecchio e l’ho elaborato. Ma, credetemi, è stato molto doloroso. Ogni anno tirano fuori questa etichetta”.

Taibi s’è sfogato in un’intervista ripresa dal Daily Mail, piena di ricordi. Una specie di flusso di coscienza inarrestabile, parlando del problema familiare che lo riportò in Italia e dei rimorsi che poi lo hanno attanagliato per tutta la vita.

​​”Fu mia la decisione di lasciare il Manchester United. Avevo un contratto di quattro anni. Ricordo che Teddy Sheringham, che sapeva che avevo un grave problema familiare, mi chiese di restare. Anche Sir Alex Ferguson mi pregò di aspettare, di tornare in Italia per due settimane per cercare di risolvere i problemi e poi di tornare a Manchester. Venti anni dopo, vivo ancora con il rimpianto di essere partito a dicembre per problemi familiari. Me ne sono subito pentito. Sarei dovuto rimanere e lavorare sui miei problemi familiari in Inghilterra. E’ il più grande rimpianto della mia carriera calcistica”.

“Ma in quel momento i miei problemi erano semplicemente troppo grandi, quindi decisi che dovevo andarmene. E questo è stato il mio errore. Perché Ferguson e i miei compagni di squadra cercavano di aiutarmi. In Italia, due settimane di pausa con quel tipo di considerazione umana che mi ha offerto Sir Alex semplicemente non esistono”.

Taibi iniziò la sua carriera allo United abbastanza bene, fu persino premiato come Man of the Match per la sua prestazione nella vittoria per 3-2 contro il Liverpool. Ma poi il famigerato blackout contro il Southampton che cambiò tutto.

“Per me non è stato un errore terribile in quanto tale, certamente non qualcosa con cui etichettarti per tutta la vita. Fu solo una di quelle cose che capitano ai portieri. Ne ho viste tante in Inghilterra e in Italia. Il pallone che passa sotto le gambe, sembra ridicolo ma succede spesso. Non è il primo, non è stato l’ultimo. Ho avuto un incidente simile a Torino. Succede. È un incidente, non un errore. Un errore è uscire per prendere la palla e sbagliarla, ma un tiro innocuo che ti passa sotto le gambe è solo un incidente”.

“Purtroppo la settimana dopo perdemmo 5-0 contro il Chelsea e siccome non potevo giocare in Champions League essendo già tesserato al Milan, Ferguson giustamente decise di tenermi fuori per un po’, di darmi tempo per imparare la lingua”.

La carriera di Taibi nello United non riprese mai più. E a gennaio tornò in Italia, alla Reggina. Ma ormai la sua credibilità era sotto terra.

Mi ricordano ancora come il peggior portiere nella storia della Premier League. Mi ha fatto male. Non perché penso di essere una superstar. Tutt’altro. Ma penso che – a livello umano – non si possa mai giudicare un atleta in quattro partite. È pazzesco”.

“Sai la cosa peggiore? È l’immediata consapevolezza di aver commesso un errore. È orribile. Il fatto che me ne sia reso conto subito significa che ho portato questo peso su me stesso fino alla fine della mia carriera. Ho giocato altri dieci anni dopo aver lasciato lo United e ho portato questa sensazione negativa dentro di me per tutto il tempo”.

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