Il team manager della UAE Team Emirates: «Nelle difficoltà non si dà coraggio, crolla mentalmente e moralmente. Un uomo in meno per aiutare Pogacar»
«Fabio Aru non ha la condizione che lui, noi e i suoi compagni di squadra ci aspettavamo avesse almeno per aiutare un corridore importante come Tadej Pogacar (oggi vincitore di tappa) che si sta giocando il Tour. Ci dispiace tantissimo, ma è chiaro che è già da qualche settimana Fabio Aru non è in condizione. Per l’ennesima volta, Fabio ci ha deluso, e in un momento in cui avevamo molto bisogno di lui».
La grafica non mente, ed è cruda: Fabio #Aru si ferma e abbandona il #TdF2020
Dopo Giacomo #Nizzolo e Diego #Rosa, un altro italiano saluta la Grande Boucle 😤👋🇮🇹#EurosportCICLISMO pic.twitter.com/WFOEm1uPGR
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) September 6, 2020
Saronni – qui una recente intervista di Hinault su Moser – non risparmia nulla al ciclista che ha vinto una Vuelta e indossato sia la maglia rosa che quella gialla.
«Quando un ciclista soffre fisicamente e muscolarmente, c’è chi trova la lucidità e la forza per reagire e chi no. Fabio no. Dal punto di vista caratteriale, Fabio non è fortissimo. Nelle difficoltà non si dà coraggio, crolla mentalmente e moralmente e rende tutto più difficile. È chiaro che qui c’è una forte componente caratteriale».
Saronni se la prende anche con chi ha dato l’ok alla sua partecipazione al Tour.
«Quando al Tour hai un corridore in queste condizioni fisiche, è chiaro che hai un corridore in meno ed è un problema per la squadra. Qualche responsabilità dovrà essere cercata anche in chi ha dato l’ok per portarlo qui. È vero che Fabio voleva partecipare al Tour ma è altrettanto vero che c’è chi è deputato a capire se un corridore è in grado o meno di affrontare una corsa di questa difficoltà».