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O Gattuso resta al 4-3-3 o non ha altra scelta che il 4-4-2 con Zielinski a destra

Una linea a quattro con tre centrocampisti e un attaccante (come Ancelotti) sarebbe il giusto compromesso tra un 4-3-3 alla saturazione e un 4-2-3-1 bello ma sbilanciato

O Gattuso resta al 4-3-3 o non ha altra scelta che il 4-4-2 con Zielinski a destra

La vittoria di Parma ha mostrato due facce dello stesso Napoli. La prima è quella che conosciamo meglio: quel 4-3-3 che si schiera 4-1-4-1 in fase di non possesso, con Demme a fare da schermo tra le linee. Un assetto che garantisce quella compattezza a cui, una volta raggiunta, Gennaro Gattuso non ha voluto rinunciare. L’altra invece è quella messa in campo quando il tecnico s’è deciso a sprigionare tutto il potenziale offensivo della squadra per trovare i gol e i tre punti. Dentro Osimhen proprio per il centrocampista tedesco, ideale passaggio di consegne tra l’atteggiamento da trincea e quello da battaglia campale.

Un trio leggero sormontato dai muscoli del nigeriano, che si è subito distinto per sponde e movimenti, oltre che per l’atletismo. È stato un Napoli così travolgente che è difficile adesso immaginarselo diversamente. Nella gara del Tardini, ad ogni modo, la trasformazione è avvenuta soltanto all’ora di gioco, un momento della partita in cui entrano in gioco la stanchezza e le motivazioni diverse – al Parma un pareggio non sarebbe affatto dispiaciuto probabilmente. Resta dunque da capire se questo modello potrà essere riproposto dal primo minuto.

Magari potrebbe essere così contro il Genoa, un altro avversario di media caratura che più finirebbe per prestare il fianco alle offensive del Napoli. Ma negli scontri diretti, in Italia e in Europa (tipo quella della terza giornata contro la Juventus), ci si chiede se effettivamente questo possa essere un assetto sostenibile. Un’attitudine così offensiva potrebbe infatti aprire spazi consistenti per gli avversari. Più verosimile che Gattuso, per non correre rischi, scelga un modulo più equilibrato, che sappia rispondere a specifiche esigenze difensive, dalle posizioni individuali alle distanze tra i reparti.

A quel punto, l’ipotesi più probabile è il ritorno al 4-3-3, da modificare magari a partita in corso. Il problema è che ormai però il Napoli propone un gioco giunto alla saturazione. Il possesso di palla è spesso sterile, gli attaccanti hanno pochissima libertà di movimento quando gli avversari si compattano all’interno della propria metà campo e quindi gli azzurri sono poco pericolosi pur avendo quasi sempre il pallone tra i piedi. Specialmente quando l’avversario che si affronta preferisce giocare d’attesa.

L’altra opzione rievoca le soluzioni ancelottiane, che comunque non sempre diedero risultati convincenti. Una specie di 4-4-2 con un finto esterno: Zielinski o Fabian Ruiz, per permettere a Mertens e Osimhen di giocare vicini e in zona centrale, senza per questo rinunciare ad Insigne e ai tre centrocampisti. Gli interpreti non sarebbero così diversi dal solito, a farne le spese sarebbe Lozano, con Insigne largo a sinistra e probabilmente lo spagnolo a destra. Un’innovazione lontana dal modo di intendere il calcio di Gattuso, per il quale esistono ruoli precisi e meccanismi collaudati, ma che potrebbe rivelarsi molto utile contro formazioni di livello superiore.

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