Spadafora minaccia di dimettersi: «Di Battista e i suoi vogliono farmi fuori dal Movimento»
Su Repubblica la reazione del Ministro dello Sport alla bocciatura della sua riforma. L'ha intesa come un attacco personale. Ai 5 Stelle non è andato giù l'eccessivo coinvolgimento del presidente del Coni Malagò

Dopo la bocciatura della sua riforma da parte dei 5 Stelle, il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha pensato anche di dimettersi. Lo scrive Repubblica.
“«Di Battista e i suoi vogliono farmi fuori dal Movimento», si è sfogato ieri con alcuni colleghi il ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora. Leggendo come un attacco personale, quasi un atto di sfiducia, una lettera con cui cinque parlamentari chiedevano di rinviare il tavolo di discussione con la maggioranza sul testo di riforma dello sport per affrontarlo prima internamente con il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e col capo politico reggente Vito Crimi”.
Così, una volta ricevuta la lettera dei cinque deputati 5 Stelle, il ministro ha pensato anche alle dimissioni.
“Una volta ricevuta la lettera, Spadafora ha minacciato le dimissioni, contribuendo ad aumentare un clima da rissa all’interno dei 5 Stelle, destinato ad amplificarsi oggi all’assemblea dei deputati, a cui dovrebbe partecipare anche Crimi. Ne ha fatto una questione personale quasi di pregiudizio nei suoi confronti, il ministro. In realtà, la questione è di merito: nel testo della riforma a cui lavora Spadafora i parlamentari vedono un eccessivo coinvolgimento del presidente del Coni Giovanni Malagò, uno dei personaggi più combattuto in passato proprio da Alessandro Di Battista”.
Repubblica scrive che Spadafora sembra sempre più isolato.
“Il ministro oggi viene descritto come isolato dai big del movimento, che gli imputano di non aver condiviso con i gruppi parlamentari lo sviluppo della riforma. In serata, i cinque parlamentari che hanno firmato la lettera che ha aperto il fronte – i deputati Felice Mariani, Nicola Provenza, Manuel Tuzi, Simone Valente e il senatore Emanuele Dessì, hanno provato a minimizzare la frattura, specificando che la loro era ‘solo una richiesta di tempo’. In realtà la bocciatura del documento è reale. Il mondo sportivo considera la bozza un pasticcio colmo di contraddizioni e destinato a non superare il controllo del Consiglio di Stato. In più Spadafora ha inviato al Dipartimento per gli affari giuridici e legali di Palazzo Chigi un testo non condiviso con la maggioranza, urtando la suscettibilità del Pd”.