Desecretati ieri i verbali delle riunioni a ridosso del lockdown, Gli scienziati avevano consigliato una stretta più decisa per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. La linea del governo fu quella di bloccare il Paese intero
Ieri la Fondazione Einaudi ha diffuso i verbali delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico a ridosso del lockdown, finalmente desecretati. Ne viene fuori che gli scienziati avevano proposto un lockdown solo in alcune regioni, le più colpite dal virus. E invece il governo decise di chiudere tutta l’Italia, con un danno economico enorme per le regioni del Centro-Sud.
Il Messaggero riporta il contenuto dei verbali. Nel numero 12 del 28 febbraio, il Cts propone una serie di misure più leggere per tutto il Paese, altre più significative per Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Piemonte e misure severissime, da aggiungere a quelle già adottate, per regioni con «una situazione epidemiologica complessa». Ovvero Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.
Il 7 marzo arriva il verbale numero 21. Gli scienziati manifestano la loro preoccupazione per l’andamento dell’epidemia: dove sono state previste delle zone rosse (il Lodigiano) c’è un debole decremento, ma in altre aree il contagio sta volando, scrivono a Speranza. E, nero su bianco, dicono:
«Viene condiviso di definire due livelli di misure di contenimento da applicarsi: a) l’uno, nei territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus; b) l’altro, sull’intero territorio nazionale».
Le misure più rigorose vanno applicate in tutta la Lombardia, nelle province di Parma, Piacenza e Modena in Emilia, Rimini in Romagna, Pesaro-Urbino nelle Marche, Venezia, Padova e Treviso in Veneto, Asti e Alessandria in Piemonte.
Scrive il Messaggero:
“Per tutti questi territori chiede stop a eventi sportivi, all’attività sciistica (e le settimane bianche, bloccate troppo tardi, originarono centinaia di contagi); stop a scuole, musei e concorsi pubblici; limitazioni a ristorazione e commercio; limitazione degli spostamenti”.
Per le altre regioni gli scienziati indicano misure di contenimento, ma molto meno invasive del lockdown decretato dal governo l’11 marzo.