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Mertens: «Sarri mi ha cambiato la vita. Mi chiamano Ciro perché ho imparato a essere napoletano»

L’intervista all’UEFA: “Mai avrei pensato di diventare il più grande marcatore della storia del club. Fummo orgogliosi di aver battuto quel Liverpool”

Mertens: «Sarri mi ha cambiato la vita. Mi chiamano Ciro perché ho imparato a essere napoletano»

A poche settimane dalla gara di ritorno col Barcellona, l’UEFA ha intervistato Dries Mertens, autore di uno splendido gol nella sfida d’andata.

Sei passato dal PSV al Napoli nel 2013: è stato uno schock dal punto di vista culturale? Quali sono stati le tue prime impressioni del sud Italia?

Lo è stato eccome. È stato un gran passo venire qui, in una squadra che gioca la Champions League. Bisogna sentirsi a casa, adattarsi, imparare la lingua, guardare come vive la gente e l’ho fatto. Questo mi ha reso tutto più semplice.

Ovviamente segui una dieta molto rigida: sei riuscito ad assaporare e sperimentare la vita napoletana?

Il calcio è la prima cosa a cui devo pensare. Non è facile seguire una certa alimentazione qui, il cibo è buonissimo. Ma a fine giornata proviamo a goderci la vita, è importante.

Qual è il tuo rapporto con i tifosi del Napoli?

La gente qui vive di calcio. Non parlo solo dei giovani o degli adulti sulla quarantina, ma anche le nonne e i bambini, è pazzesco. Penso che sia qualcosa di speciale dell’Italia: ti alzi, prendi il caffè la mattina e parli solo di pallone. Mi chiamano Ciro, un nome tipico napoletano, e penso che sia perché ho cominciato a vivere come loro. Giro molto in città, amo il cibo, il mare e le isole.

Hai giocato con diversi allenatori a Napoli. Maurizio Sarri è quello che ti ha cambiato posizione, spostandoti al centro. Era qualcosa che avevi già pensato?

Il primo anno con Sarri giocai solo sei partite da titolare, quindi ero molto arrabbiato, ma mi diceva: “Sei troppo importante per me e per la squadra, non ti preoccupare che avrai le tue chance”. Un giorno mi mise prima punta e sono molto felice perché mi ha cambiato la vita. Mi schierò lì e mi disse: “Sono sicuro che farai bene”.

Gennaro Gattuso è arrivato in panchina lo scorso anno. Com’è andata con lui?

È davvero un buon allenatore. Penso che sia il tecnico perfetto in questo momento perché sta dando molte opportunità ai giovani e sarà un ottimo allenatore per il futuro. Ha vinto molti trofei da giocatore, sa cosa vuol dire. Questo era qualcosa che ci mancava. Lo sentivi anche con Ancelotti perché aveva vinto tanto da allenatore ed era disposto a trasmetterci una mentalità diversa.

Parliamo della stagione del Napoli in Champions.

Sta andando davvero bene. Ho segnato già sei gol e sono contento di questo. L’unico aspetto negativo è aver preso gol dal Barcellona. Sappiamo che sarà una partita difficile ma se ci prepariamo a dovere non si sa mai cosa potrà accadere. Naturalmente se avessimo vinto 1-0 sarebbe stata un’altra partita. Ma alla fine, ci prendiamo questo 1-1 e andremo a giocarcela a Barcellona.

Cosa ti aspetti da questa partita? Quale sarà la chiave vincente?

In casa abbiamo giocato un calcio incredibile e sarà difficile, ma lo sappiamo già. Non sarà facile ma siamo fiduciosi. La chiave è segnare perché altrimenti siamo fuori. Se ci prepariamo affinché questo accada, poi forse chissà.

Avete battuto i campioni in carica del Liverpool alla prima giornata, cosa ricordi di questa doppia sfida?

All’andata giocammo molto bene. Il Liverpool era come una macchina, correvano non so quanti chilometri. Controllammo i dati, erano assurdi: correvano per tre. Eravamo molto orgogliosi perché giocare contro questo Liverpool è difficile, e poi batterli dopo che non perdevano da così tanto. Anche in Inghilterra giocammo molto bene. Non perdevano da un anno in casa, e segnai pure il gol del vantaggio, è sempre una bella sensazione. Alla fine pareggiarono ma fu proprio una bella partita.

Con 125 gol all’attivo, hai battuto il record di Maradona (117) e Hamsik (121) con la maglia del Napoli.

Io ho giocato con Hamsik – e gli facevo pure molti assist che convertiva in gol – e quindi non ho mai pensato che avrei battuto questo record. Ma poi quando ti avvicini cominci a pensarci. “Ok, mi sto avvicinando a Maradona e Hamsik” ti dici. E quando succede è incredibile perché non avrei mai pensato, al mio arrivo, che sarei diventato il marcatore più prolifico di questo club.

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