Il presidente della Fijlkam regionale al Mattino: «Un movimento come il nostro conta in Italia 3000 società con 100mila persone coinvolte ma non è preso assolutamente in considerazione»

Sul Mattino la protesta degli sport di contatto. Judo, karate, lotta e tante altre discipline fiore all’occhiello dello sport italiano. Penalizzate dalle misure di sicurezza anti-Covid. Mentre la movida riapre e il calcio pure, gli sport di contatto sono ancora fermi al palo. Ne parla il presidente della Fijlkam regionale, Bruno D’Isanto.
«Siamo trattati in maniera differente. Il presidente della Repubblica e il capo del governo all’inizio della pandemia dissero che nessuno sarebbe rimasto indietro. Noi non solo siamo stati lasciati indietro ma abbiamo l’impressione di esser stati proprio dimenticati. Un movimento come il nostro conta in Italia 3000 società con 100mila persone coinvolte. Muove oltre 100 milioni di euro ma non è preso assolutamente in considerazione».
D’Isanto si rivolge al governatore De Luca.
«Che convochi un tavolo con i rappresentanti di tutti gli sport di contatto per discutere sulla possibile riapertura visto che in Campania abbiamo contagio zero grazie anche a tutte le misure adottate».
Anche perché, altrove, gli sport di contatto sono ripartiti.
«Veneto e Liguria hanno riaperto a judo, lotta e karate. E si vive poi l’assurdo che molti che vivono al confine, come i friulani, i piemontesi e i lombardi, la mattina attraversano la frontiera, si vanno ad allenare in palestre oltre confine e poi la sera tornano a casa».
E’ un disastro, soprattutto dal punto di vista economico, ma non solo.
«Ci sono mille insegnanti, tecnici, tanti professionisti nella nostra federazione che da maggio non percepiscono più un sussidio governativo e, tra l’altro, non è stato nemmeno riconosciuto per le società sportive. Se le società chiudono dove vanno ad insegnare questi tecnici? Senza contare un altro aspetto. Quello del valore sociale e formativo, educativo e di sostegno alle famiglie per creare dei buoni cittadini. Tutto questo sta crollando nell’indifferenza generale».