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Damascelli: psicodramma Juve, ridicolo lo spettacolo offerto da Sarri in panchina

Sul Giornale. La squadra assomiglia ad un boxer suonato. L’allenatore non sa da che parte ricominciare. Chi è il capo di questa Juve? Viene in mente lo scudetto perso a Perugia vent’anni fa.  

Damascelli: psicodramma Juve, ridicolo lo spettacolo offerto da Sarri in panchina

Sul Giornale, Tony Damascelli scrive della Juventus. Non esiste più la squadra “cinica, spietata, pragmatica”, a cui siamo abituati. La Juve di oggi

“ha perso i connotati, come un pugile che ha dominato le prime riprese e, poi, si rifugia all’angolo, subisce i colpi dell’avversario, aspetta il gong e teme il getto della spugna. La Juventus oggi ha molto del boxeur suonato, il suo allenatore non sa da che parte ricominciare, quando si accomoda in panchina, al fischio d’inizio, prende già appunti, non so che tipo di note siano, forse l’elenco della spesa, gli appuntamenti di giornata ma è comico, ridicolo lo spettacolo che offre, tralasciando il mozzicone di sigaretta e il linguaggio da trivio“.

Sarri si gioca una bella porzione di reputazione e di carriera. Questa Juventus non è mai stata “sua”. Ma, si chiede Damascelli, a chi appartiene davvero questa squadra? Chi è il suo capo?

Sarebbe grave se a guidare lo spogliatoio fossero Buffon, Chiellini, Bonucci o Cristiano Ronaldo.

“Perché, storicamente la Juventus ha avuto i suoi punti di riferimento in società, a parte il periodo folkloristico di Montezemolo e di Blanc”.

Alcuni giocatori sembrano “reduci o sopravvissuti”, come Matuidi, Bernardeschi, Higuain.

“Altri più che giocare e lottare, esibiscono football, è bastato osservare l’espressione con la quale Dybala è entrato in campo contro il Sassuolo per comprendere lo stato dell’essere bianconero (Alex Sandro capitano!) e dello stesso argentino che pensa di essere Messi, non è Cristiano, non è mai stato Platini e nemmeno Omar Sivori ma esige milioni dodici di salario: presunzione, strafottenza, anzi “momenti di boria”“.

In casa Juve si respira un’aria pesante, conclude Damascelli. Viene in mente lo scudetto perso a Perugia vent’anni fa.

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