Balbo, la punta dei miracoli che fece piangere Cassano: “A 8 anni ero morto, sono resuscitato”
A La Nacion l'argentino devoto racconta anche di Maradona ("il suo doping a USA 94 era organizzato dalla FIFA") e delle partite truccate a Treviso ("I difensori non marcavano...")
A La Nacion l'argentino devoto racconta anche di Maradona ("il suo doping a USA 94 era organizzato dalla FIFA") e delle partite truccate a Treviso ("I difensori non marcavano...")
Abel Balbo prima di fare i miracoli è stato un miracolo in persona.
“Avevo 8 anni. Non ricordo molto, ma mi hanno dato per morto. Ero un ragazzo sanissimo, ma un giorno mi alzai e non vedevo bene, non riuscivo a respirare, parlavo con difficoltà, iniziai a gonfiarmi. Mi portarono disperatamente a Rosario ed ero già cianotico, con la pelle livida e la febbre a 42. Ero nella stanza con mia mamma, le dissi che stavo morendo e poi svenni. Mi trasferirono in terapia intensiva e presto chiamarono mia madre per dirle che non c’era niente da fare. Mia madre si inginocchiò e implorò: “Non mi alzerò da qui o smetterò di pregare finché non guarirai, figlio mio”. Dopo un po’ giocavo a pallone con le infermiere, nel corridoio. Come resuscitato. Tutto era finito, non avevo assolutamente nulla”.
L’attaccante argentino a Roma se lo ricordano tutti in area di rigore e negli ospedali, nelle innumerevoli visite a sorpresa al “Bambino Gesú”. Guarigioni senza spiegazioni, provvidenziali telefonate a malati terminali, lettere, messaggi, incontri con ragazzi malati di leucemia. Poi la domenica segnava, pure.
Balbo ha sempre pensato che la sua fama o popolarità avrebbe avuto un senso solo se gli avessero permesso di trasmettere il messaggio di Dio. La parola di Abel Balbo.
In una lunghissima intervista a La Nacion Balbo ricorda di quando si sedeva per parlare con Bruno Cornacchiola, un ateo militante che viveva bestemmiando, fino a quando la Vergine non gli apparve. “Era analfabeta, non sapeva leggere o scrivere, eppure ha lasciato delle poesie incredibili”. Oggi, all’età di 54 anni, guida fino a tre volte alla settimana sul Grande Raccordo Anulare per raggiungere la grotta della Vergine dell’Apocalisse, vicino a Via Laurentina. E racconta un episodio:
“I calciatori spesso non ci pensano, non se ne rendono conto di quanto sono fortunati. Una volta stavo andando in ospedale a far visita ai bambini malati. Antonio Cassano era appena arrivato a Roma, e era un pazzo, una dannazione. L’ho chiamato al telefono e gli ho detto di venire in ospedale con me. E’ venuto a prendermi a casa mia, e siamo andati. Ha pianto tutto il tempo, in ospedale. Fu toccato dalla faccia felice dei bambini quando scoprirono che era lui. Fino a quel momento non era stato egoista, no, solo non si era reso conto del potere che aveva. E questo è successo a molti, moltissimi”.
Balbo, tra l’altro parla anche di Maradona, e della squalifica per doping ai Mondiali di Usa 94 che gli chiusero la carriera definitivamente
“L’Argentina veniva da due finali consecutive. La Fifa gliene avrebbe concessa una terza, e con Diego? No. Diego ce l’aveva con loro e loro con Diego. Riesci a immaginare Diego che riceve la coppa da Havelange? No, era tutto programmato…”
E ricorda anche il suo velocissimo passaggio a Treviso, dove truccavano le partite:
“C’erano cose strane lì, e grazie a Dio me ne andai in fretta. Poi si è scoperto che il club era coinvolto nelle partite truccate. Ho avvertito immediatamente qualcosa di strano: i difensori correvano in avanti invece di marcare. Ho giocato a calcio e il difensore deve difendere! C’era qualcosa che non funzionava. Ti rendi conto quando c’è qualcosa che non va. Mi sono bastate due partite, me ne sono andato. Non ho detto nulla perché non avevo le prove. Nel giro di un anno si è scoperto che la squadra era coinvolta in diverse partite truccate”.