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Zigoni: «Sono demoralizzato, a letto da un mese e mezzo. Il calcio non l’ho mai amato»

Giancarlo Dotto lo ha intervistato per il Corsport. «Il mio calcio non esiste più, Ero l’unico calciatore ai funerali di Nicolé che era un mito. La vita non è niente»

Zigoni: «Sono demoralizzato, a letto da un mese e mezzo. Il calcio non l’ho mai amato»

Il Corriere dello Sport intervista Gianfranco Zigoni centravanti naif del calcio che fu. Lo intervista Giancarlo Dotto che lo definisce anima gemella di Ezio Vendrame scomparso qualche giorno fa. “Due anime gemelli. Anarchici, guasconi, lirici, sfrontati”. Una volta, per protesta, andò in panchina in pelliccia.

Dotto scrive che l’ultima immagine che ha di Zigoni è lo speciale che gli ha dedicato in Spagna Canal +. “Lui che, tracannando un bicchiere di rosso, scrive in bella calligrafia su una pagina bianca: «In questo mondo schifoso dove tutti sono alla ricerca di non so che cosa, noi sappiamo che la felicità è dentro il cuore. A me basta poco. Un uovo sodo, un panino di salame, un fiasco di vino e il resto non me ne frega un cazzo», firmato Gianfranco Cesare Battista, la leggenda”.


Zigoni non sta bene. «Sono a letto che non mi muovo da un mese e mezzo. La verità è che sono demoralizzato. Questa cosa andrà alle lunghe, non finirà più».

La ripresa del calcio gli interessa decisamente poco. «L’uomo non è venuto al mondo per giocare al calcio, se ne può anche fare a meno per un lungo periodo».

Racconta che avrebbe voluto giocare a rugby.

«Non l’ho mai amato il pallone. Mi sono ritrovato a giocarlo. Era destino. Non è che mi piacesse. A tredici anni ho fatto un provino per il Pordenone che era un vivaio della Juventus e dopo venti minuti mi hanno preso».

«Il mio calcio non esiste più. Uno come me, George Best o Ezio Vendrame oggi non sarebbero possibili. Sono andato ai funerali di Bruno Nicolè. C’ero solo io di ex calciatore. Ti rendi conto? Nicolè era una leggenda del calcio. Debutto a diciotto anni in Nazionale e due gol. Più giovane capitano azzurro, a ventuno anni».

Sei andato anche al funerale di Anastasi?
«Certo. Per me non erano solo compagni di squadra. Gli ero affezionato. Anastasi ha regalato tanta gioia. Tutto dimenticato in fretta. Che senso ha la vita?».

Dotto gli chiede se può pubblicare la loro conversazione.

«Fai quello che credi. Ti racconto questa. Ti ricordi Vladimiro Caminiti, il mitico giornalista e mio amico di Tuttosport? Scrisse una volta che io vivevo a Oderzo come un barbone, sotto un ponte. Un mio amico, scandalizzato, mi disse che lo dovevo denunciare. Lascia che scriva, ho detto. Ci sono cose più importanti nella vita. Mi è piaciuto anche che l’abbia scritto, pensa te. Anche fosse stato vero, che problema c’è? Non mi è mai importato di quello che pensa la gente».

«La vita non ha nessun senso. Penso che la via non sia niente. Sono sempre alla ricerca di Dio».

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