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Pierpaolo Marino: «Questa stagione non vale più, è un anno di lutto e basta»

Il dirigente dell’Udinese a Repubblica: «In Cina non sono ripartiti né se ne parla. La Uefa? Ha fatto giocare Atalanta-Valencia, con gli effetti che sappiamo»

Pierpaolo Marino: «Questa stagione non vale più, è un anno di lutto e basta»
Sull’edizione odierna di Repubblica il capo dell’area tecnica dell’Udinese Pierpaolo Marino parla della scelta fatta in casa bianconera di decurtarsi lo stipendio del 50% a partire da marzo e per tutto il periodo in cui questa situazione di stallo continuerà
Ma Marino non vede così semplice la ripresa del campionato e neanche lo svolgimento del prossimo
«Ho sempre fatto riferimento a quello che accadeva in Cina, già a fine febbraio mi ero reso conto di ciò che sarebbe successo: a quell’epoca, i cinesi stavano uscendo dal contagio eppure nessuna squadra era in ritiro e non c’era nessuna data per l’inizio del campionato. Quando da noi si discuteva se giocare a porte aperte o chiuse, io dicevo che stavamo per entrare in un film apocalittico, e nessuno se ne rendeva conto. La Cina è due mesi e mezzo avanti a noi come esperienza di coronavirus, ma non mi risulta che abbia ancora deciso come e quando tornare a giocare».
Della Uefa dice:
«L’Uefa è anche quella che fino a poche settimane fa non voleva rinviare l’Europeo o la Champions. E che ha fatto giocare Atalanta-Valencia, con gli effetti che sappiamo. Chi pensa di programmare il futuro fa un esercizio in cui io non mi voglio cimentare».

Si chiede:

«Chi si assumerà la responsabilità se nelle squadre troveremo un positivo? Noi dell’Udinese abbiamo fatto 14 giorni di quarantena dopo aver giocato contro la Fiorentina una partita che il governatore del Friuli non voleva che si giocasse, e aveva ragione lui: dovremmo accendere candele votive a chi ha evitato che anche noi ci contagiassimo».
E dice:
«Per me questa stagione ormai non vale più, è un anno di lutto e basta. Nessuno si ricorderà di chi ha vinto o perso questo che resterà nella memoria come il campionato del coronavirus. Non riesco a pensare al calcio che riprende dentro stadi spettrali Oggi non dobbiamo pensare a ricominciare il prima possibile, ma a ricominciare. Che è ben diverso».
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