Per l’Inail i calciatori sono ad alto rischio (come medici e infermieri)

Sul CorSport. «Il protocollo Figc non sarà accolto». Ora la questione più delicata è quella dei centri sportivi. Chi si prenderà la responsabilità di riaprirli se il rischio è così alto?

niente ritiro

Ieri l’Inail ha pubblicato le tabelle delle categorie più a rischio per il Covid-19. I calciatori, scrive il Corriere dello Sport, sono stati considerati a massimo rischio. Equiparati a medici e infermieri.

La notizia è arrivata proprio quando la decisione sulla riapertura del calcio arriva al rush finale. Il protocollo Figc è all’esame del Ministero della Salute e Gravina lanciando l’idea dei 4 tamponi donati ai cittadini per ogni tampone effettuato ai calciatori, ha cercato di risolvere la questione etica. Lunedì il Coni presenterà al Governo un protocollo valido per tutti gli sport. Fa riferimento alle raccomandazioni del protocollo dei medici sportivi (Fmsi) e ai suggerimenti validati dal Politecnico di Torino.

Il Corriere dello Sport ipotizza che il protocollo della Figc non sarà accolto.

“(dovrà essere riscritto o verrà adottato quello del Coni più Fmsi), la ripresa degli atleti sarà individuale per due settimane con una distanza congrua tra un calciatore e un altro (dal 14 maggio). Rendendo di fatto senza senso parlare di ripresa di squadra“.

Ma il nodo più delicato è quello dei centro sportivi.

Senza un protocollo accettato da tutti, chi si prenderà la responsabilità di riaprire un luogo di lavoro nel quale ci saranno operatori così a rischio? Ecco perché ieri la pubblicazione della tabella Inail è stata importante. Ha fatto ulteriormente riflettere sulla necessità di ripartire solo in presenza di un accordo che metta insieme ogni componente”.

Ora che i calciatori sono stati inseriti in un livello così alto di rischio,

“obbligare un calciatore a prestazioni e allenamenti in un calendario e in un luogo specifico con un’epidemia ancora da interpretare significa dover valutare ogni conseguenza per i legali rappresentanti, gli amministratori delegati e i medici sociali”.

Ieri sera, intanto, è arrivata una nuova notizia, scrive il quotidiano sportivo. Confapi (il cui presidente è Maurizio Casasco, presidente della Federazione medici sportivi) insieme a Confindustria, aveva chiesto una modifica dell’articolo 42 (disposizione Inail) del Decreto Cura Italia nel momento della conversione in legge. Chiedeva

“che l’erogazione Inail fossero soddisfattive dei risarcimenti per gli infortuni sul lavoro a causa Covid”.

La proposta è stata respinta, cosa che aprirà alla possibilità

“di pesanti contenziosi nei confronti delle aziende, quindi anche verso le società di calcio, se un tesserato venisse trovato positivo”.

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