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Pallanuoto, il ct Campagna: «È il calcio a frenarci. Ma loro vogliono giocare, noi solo allenarci»

A La Stampa: «La decisione del Governo è in ottica calcio. Lasciateli andare per la loro strada, i loro rischi non sono i nostri. Protocollo Coni? Se lo può permettere solo il pallone»

Pallanuoto, il ct Campagna: «È il calcio a frenarci. Ma loro vogliono giocare, noi solo allenarci»

Su La Stampa un’intervista a Sandro Campagna, ct del Settebello, la Nazionale di pallanuoto campione del mondo. Si dice demoralizzato dalla decisione del governo di non dare il via agli allenamenti il 4 maggio.

«Demoralizzato dall’idea che sia una decisione in ottica calcio. Loro vogliono giocare e quindi vengono frenati, noi vogliamo solo allenarci ma siamo in coda a loro. I presidenti non ce la fanno a sostenere i costi di questo limbo. Senza pubblico e sponsor per noi, come per volley, basket, rugby vuol dire senza budget. Non possiamo permetterci di finire i tornei e il calcio non si può permettere di lasciarli in sospeso. Chi vive sui diritti tv segue logiche opposte alle nostre, per questo trattarci allo stesso modo è assurdo. Siamo frenati dal pallone».

Il calcio ha il diritto di provare a ripartire dice.

«Ci sono le pressioni degli albergatori, dei parrucchieri, della Cei, perché ci stupiamo se il calcio si batte per gli stessi motivi? È un’azienda, muove tanti interessi. No, non do la colpa a loro, solo chiedo lasciateli andare per la loro strada, con protocolli disegnati su misura. I loro rischi non sono i nostri».

Sul protocollo del Coni:

«Pure il protocollo disegnato dai medici del Coni se lo può permettere solo il pallone. Cinquanta tamponi ogni quattro giorni? Non ci sono risorse».

 

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