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Il sindaco di Nembro: «Abbiamo fatto tutto da soli. Sopravvissuti grazie ad atti di eroismo civile» 

Claudio Cancelli a La Stampa: «Il nostro mondo normale è stato travolto. Per supportare i familiari delle vittime abbiamo chiamato un’associazione di psicologi specializzata in traumi da catastrofi come i terremoti» 

Il sindaco di Nembro: «Abbiamo fatto tutto da soli. Sopravvissuti grazie ad atti di eroismo civile» 

Su La Stampa l’intervista a Claudio Cancelli, sindaco di Nembro. Il suo è uno dei paesi del bergamasco più colpiti dal virus, insieme ad Alzano Lombardo.

A Nembro, 11500 abitanti si contano 76 morti e 210 contagiati ufficiali.

«Ma noi abbiamo contato 160 morti e stimiamo almeno il 50% della popolazione contagiata. Vorrei fare test di massa degli anticorpi, per evitare recrudescenze».

La situazione resta drammatica.

«Il nostro mondo è stato stravolto. In un anno normale avevamo un morto ogni tre giorni. A marzo una media di 5 morti al giorno, con punte di 10. Ora siamo a 3. E tanto basta per vedere un filo di luce».

Il sindaco racconta come si è organizzato il Comune, tra volontari, consulenze gratuite, consegna di farmaci e pasti a domicilio. Ma anche le criticità che ancora esistono, soprattutto nella ricerca di bombole di ossigeno, ormai introvabili in tutta la valle. Il supporto emotivo alle famiglie colpite dai lutti.

«Abbiamo chiamato un’associazione di psicologi specializzata in traumi da catastrofi come i terremoti».

I morti, tanti, troppi. Tanto da non riuscire più, ad un certo punto, a registrarli per i contagi subiti anche dal personale dell’ufficio anagrafe.

«Abbiamo fatto tutto da soli. Sopravvissuti grazie ad atti di eroismo civile. Non aspettando che arrivassero “i nostri”, da Roma o da Milano».

Ogni sera, racconta, parla ai suoi cittadini.

«Ogni sera registro un messaggio che automaticamente per telefono raggiunge oltre duemila persone. Un bollettino di giornata. Soprattutto le persone sole aspettano la mia voce».

Li richiama al rispetto delle norme e offre loro informazioni sulle agevolazioni fiscali.

«Altri giorni vado sui sentimenti. Qualcuno poi mi chiama perché l’ho fatto piangere».

Anche a lui è capitato.

«Una volta, quando le sirene delle ambulanze non davano tregua. Ho scritto il messaggio, ho provato a registrarlo ma non ce l’ho fatta. La voce si spezzava».

Ora prova sconforto e delusione.

«Quando raccolgo i nomi dei morti lo sconforto. E delusione di fronte alle polemiche tra politici, alle diatribe tra Regione e governo».

Più che abbandonati, spiega, a Nembro si sono sentiti non protetti.

«Non ci siamo sentiti protetti. Lo Stato è stato incapace di gestire anche gli aspetti organizzativi e logistici più semplici. E non ci sono state direttive chiare e uguali per tutti».

Ora ci sarebbe da pensare al futuro, anche se resta l’interrogativo su quando finirà tutto questo.

«Mi chiedo come e quando ne usciremo. Bisognerà evitare nuovi contagi, quando si tornerà a una vita più o meno normale. Sostenere le imprese. Aiutare chi ha bisogno, magari con meno complicazioni burocratiche dei buoni spesa».

Dal governo sono arrivati 63mila euro per l’assistenza sociale. Ma non basteranno.

«Per fortuna abbiamo oltre 100 mila euro di donazioni private».

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