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Bundesliga pronta a ripartire il 9 maggio. Gli ultras contrari. Deciderà la Merkel

Sul CorSera. Tutto studiato nei dettagli, dalle presenze allo stadio ai tamponi. Gli ultras: «un affronto al resto della società». Un sondaggio rivela: tedeschi divisi

Mentre in Italia il mondo del calcio continua a litigare sui tempi e i modi per riprendere allenamenti e campionato, in Germania il fronte della ripartenza è compatto. Pronti a ripartire il 9, anche se a decidere deve essere la politica.

Il presidente della Lega calcio tedesca, Christian Seifert, ieri ha dichiarato:

«La Bundesliga è pronta per ricominciare il 9 o più tardi. Ma scegliere la data non è il nostro lavoro, è compito della politica».

Ha spiegato che

«la Dfl è un’azienda che soffre come le altre delle conseguenze del coronavirus e come tale vuole riprendere e prima o poi dovrà riprendere l’attività».

Per farsi trovare pronta, la Lega ha studiato ogni dettaglio, spiega il Corriere della Sera. Ha dettagliato tutto in un documento di 41 pagine preparato da una task force di medici dello sport, virologi e igienisti, guidata dal medico della nazionale Tim Meyer.

Il documento prevede un tetto massimo di 300 persone per partita allo stadio (calciatori, assistenti, arbitri, dirigenti, personale sanitario, addetti alla sicurezza, fotografi, raccattapalle). I giocatori dovranno sottoporsi a tampone e a un test sugli anticorpi ogni tre giorni, per un totale di 25 mila test fino alla fine della stagione.

Scrive la Gazzetta:

In panchina anche due-tre posti liberi e uno occupato. I giocatori verrebbero sottoposti a test almeno una volta alla settimana e anche il giorno prima della partita, con risultati a sei ore dal calcio d’inizio. Circa 20 mila tamponi sono previsti, con una spesa di due milioni. (…) Distribuiti anche manuali di comportamento nei centri sportivi e negli hotel: durante la settimana anche il consiglio di mettere da soli gli indumenti in lavatrice, senza coinvolgere i magazzinieri. (…) Negli alberghi squadra isolata, soltanto il personale del club può mettere in tavola il cibo o entrare nelle camere; temperatura di 21 gradi e 50-60% di umidità; divieto di recarsi in area wellness o fitness; divieto di toccare con le mani i tasti degli ascensori, porte o corrimano.

Finora sono stati 14 i casi di positività.  Se succedesse durante il campionato, saranno prese decisioni con il ministero della salute, ma senza comunicarlo alla stampa. L’intenzione è quella di mandare solo il contagiato in quarantena, però questo argomento è scivoloso. «Se ci diranno di fermarci, ci fermeremo».

Le reti televisive hanno garantito che pagheranno l’ultima tranche dei diritti televisivi, per un totale di circa 300 milioni di euro, che garantiscono la liquidità dei club fino al 30 giugno ed evitano a molti il fallimento, almeno per ora.

Le squadre hanno anche già ripreso gli allenamenti, con tutte le precauzioni del caso. Divise in piccoli gruppi,

“con divieto di contatti fra di loro, orari e campi differenziati, pasti individuali consegnati in scatole da consumarsi a casa e, nel caso del Borussia Dortmund, niente uso di spogliatoi e docce”.

Il Paese, però, è spaccato. Un sondaggio Infratest Dimap ha rilevato che solo il 50% dei tedeschi è d’accordo a far ripartire il campionato. A protestare sono soprattutto gli ultras, che hanno stilato una dichiarazione comune in cui definiscono il proseguo della stagione

«un chiaro affronto verso il resto della società e soprattutto verso coloro che sono impegnati nella lotta al coronavirus».

Scrivono che, chiudere qui il campionato, non «dev’essere un tabù».

A decidere, adesso, sarà la politica. Il 30 aprile la cancelliera Angela Merkel, in conferenza con i premier dei sedici Laender federali stabilirà se il calcio potrà ripartire o meno.

 

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