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Ricciardi attacca l’Inghilterra sull’immunità di gregge: «Nessuna certezza che chi è guarito non possa riprenderlo»

A Repubblica: «Il governo inglese non ha recepito le indicazioni della comunità scientifica. Non è etico accettare che si ammalino le persone per creare una immunità che non è neanche sicura»

Ricciardi attacca l’Inghilterra sull’immunità di gregge: «Nessuna certezza che chi è guarito non possa riprenderlo»
Il consulente del ministero alla Salute per i rapporti con gli altri Paesi riguardo all’emergenza coronavirus, Walter Ricciardi, risponde sulle pagine di Repubblica alla decisione inglese di non chiudersi e sperare nell’immunità di gregge per sconfiggere il coronavirus. Una soluzione che Ricciardi boccia con fermezza
«Non è assolutamente etico accettare che si ammalino le persone per creare una immunità di gregge che peraltro non è neanche sicura. Perché si tratta di un virus nuovo e non ci sono ancora conferme scientifiche su una immunità duratura dopo la malattia. Chi è stato contagiato potrebbe anche riprenderlo per quanto si sa al momento».
Neanche la Cina è al sicuro, sottolinea Ricciardi, ad una nuova ondata del virus
«finché non si troveranno degli strumenti di cura efficaci oppure il vaccino. Se non ci sono, l’umanità resta sempre suscettibile».
Una scelta inconcepibile oltre che insensata dal momento che gli inglesi sono leader nel campo scientifico
«Il nostro governo ha semplicemente recepito le indicazioni della comunità scientifica, cosa che quello inglese non sta facendo. Eppure hanno gli epidemiologi dell’Imperial college, della London School of hygiene and tropical medicine e di una rivista come il Lancet. Sarebbero consiglieri di prim’ordine sul tema sanità pubblica che evidentemente stanno ignorando».
Le misure di isolamento, adottate dall’Italia, sono le uniche per evitare che il contagio si diffonda, il che serve in un momento in cui non solo non esiste un vaccino, ma neanche una cura certa per il virus
«Con un nuovo virus in circolazione l’unica cosa da fare è dilazionare e ritardare l’impatto sul sistema sanitario attraverso il contenimento, quindi il distanziamento sociale».
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