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Gravina: non siamo virologi, quando si è giocato non sapevamo che fosse così grave

Il Presidente della Figc difende anche l’Uefa: “Ci siamo attenuti alle ordinanze, non avevamo conoscenza delle dimensioni del fenomeno”

Gravina: non siamo virologi, quando si è giocato non sapevamo che fosse così grave

Le responsabilità del calcio che continuava a giocare nel pieno dell’esplosione della pandemia da coronavirus cominciano a diventare una voce costante del dibattito. E così anche l’autodifesa degli organi che hanno tirato avanti finché hanno potuto arrendendosi solo alle ordinanze di blocco. Il presidente della Figc Gabriele Gravina, ai microfoni di Radio Cusano Tv Italia, difende l’operato della federcalcio italiana ma anche dell’Uefa: “Quando si è giocato non si aveva l’esatta conoscenza della dimensione del fenomeno, il calcio non ha scienziati e virologi. Noi ci siamo attenuti alle ordinanze, lo stesso ha fatto la Uefa”.

Evidentemente che si sia giocato a Bergamo e Liverpool proprio nel momento di massima virulenza del contagio non ha importanza, perché non c’erano ordinanze a vietarlo. Così come è possibile che lo svolgimento di partite a porte chiuse del campionato italiano abbiamo ulteriormente messo a rischio i giocatori.

Gravina parla anche della eventuale ripresa dei campionati: “Sicuramente non riprenderanno prima di maggio, questo era uno scenario che avevamo già ipotizzato. La priorità l’abbiamo sempre data alla definizione della competizione sportiva. Non possiamo permetterci un’estate piena di contenziosi sul profilo procedurale e legale. Sia la Uefa sia la Fifa si stanno impegnando per far sì che si possa sforare la dead line del 30 giugno fino ad arrivare ad agosto. Questo ci fa piacere, ma dobbiamo anche fare in modo di non andare a compromettere il campionato della stagione 2020-21”.

Sulla tutela delle società calcistiche, Gravina ammette che “non possiamo chiedere soldi al governo perché sappiamo benissimo che ci sono altre priorità in questo momento, chiediamo però la costituzione di un fondo salva calcio dove devono entrare risorse della Federazione, che farà sacrifici importanti in questo momento, e risorse che devono derivare dalle scommesse. Le società sono titolari di un diritto di autore, l’evento sportivo è un prodotto sul quale si scommette, della tutela del diritto d’autore chiediamo quella percentuale dell’1% che deve entrare in questo fondo. C’è una risoluzione dell’UE che dice che il diritto d’autore sulle scommesse va tutelato. La Francia già applica l’1% e la stessa cosa sta chiedendo l’Nba”.

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