Su Netflix. Un film può essere violento anche con pochissime scene di violenza. L’opera dei fratelli catalani Pastor sulle relazioni e la famiglia
Da qualche giorno su Netflix c’è un film spagnolo che interroga nella sua inquietudine procurata, “Dov’è la tua casa?” che in inglese è intitolato “The occupant”. Un pubblicitario di talento Javier Gutiérrez (Javier Muñoz) perde il suo lavoro ed è costretto a reinventarsi tra corsi di aiuto e colloqui. Ha cinquant’anni e tutto è cambiato attorno a lui. È costretto a lasciare il suo appartamento in affitto nel migliore quartiere di Barcellona e a ritornare nella sua vecchia casa al Carmel. La moglie Marga (Ruth Díaz) inizia a fare le pulizie ed il loro figlio è preso di mira dai bulli a scuola.
Ma Javier comincia ad avere un tarlo dentro di sé: la sua vecchia casa ed entra in contatto sotto false spoglie con i nuovi inquilini: il dirigente Tomás (Mario Casas), la moglie Lara (Bruna Cusì) e la figlioletta Monica. Si finge cocainomane e instaura un rapporto di aiuto con Tomás che è appena uscita da una dipendenza. Entrato nelle grazie della famiglia perfetta lavora sott’acqua per dividerli ed architetta un piano diabolico: mentre la sua famiglia d’origine perde le sue tracce.
“Dov’è la tua casa?” è un film che critica il capitalismo esasperato che genera mostri nelle relazioni e che annulla qualsiasi legame familiare: la casa di Javier non esiste se non in una materialità fatta di immagini pubblicitarie che nasconde nequizie e delitti. Il film è diretto dalla coppia di fratelli David e Àlex Pastor che firmano anche la sceneggiatura e ci conferma nell’idea che la società spagnola – catalana in particolare – sa essere specchio di queste derive umane del capitalismo finanziario e sociale. Un film che con pochissime scene di violenza fa impallidirne altri perché ne è intriso in ogni suo molecola. Si respira ad ogni frame un veleno che annulla le spinte dell’anima.