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Brignone: «Non è colpa mia se la Shiffrin si è assentata per la morte del papà. Non potevamo fermarci per lei»

La prima italiana ad aver vinto la coppa del mondo di sci: «Mi spiace tantissimo ma la Coppa non si ferma nemmeno per gli infortuni. È una coppa meritata»

Brignone: «Non è colpa mia se la Shiffrin si è assentata per la morte del papà. Non potevamo fermarci per lei»

Federica Brignone ha vinto la coppa del mondo femminile di sci. I media italiani ne hanno giustamente celebrato l’evento. Prima italiana a conquistare la coppa.

Brignone è una sciatrice molto forte, una campionessa. Ha vinto 15 gare di Coppa, a una sola da Deborah Compagnoni. È stata argento mondiale in gigante. Nonostante il suo grande valore, la sua vittoria è stata condizionata in positivo da due fattori: la morte del papà di Mikaela Shiffrin la dominatrice dello sci mondiale: l’americana ha abbandonato le gare a inizio febbraio per la tragedia che ha colpito il padre (è morto il 3 febbraio), in quel momento era nettamente in testa alla classifica. Dopo oltre un mese di assenza, era appena rientrata per il finale ma l’emergenza coronavirus ha portato alla cancellazione delle gare: secondo fattore condizionante.

È un po’ quel che accadde con 1976 tra Lauda e Hunt ma almeno in quel caso Lauda rientrò e Hunt vinse le ultime gare in pista. In Italia non lo si sottolinea perché Federica è italiana, così come in Francia L’Equipe si lamenta solo perché lo stesso meccanismo ha impedito al francese Pinturault di vincere la Coppa. Lo sciovinismo giornalistico non aiuta a ribadire concetti che nello sport dovrebbero elementari.

Brignone ha vinto la coppa del mondo e oggi i quotidiani riportavano varie interviste. Ecco alcune delle sue dichiarazioni.

La stagione è stata segnata anche dall’assenza della Shiffrin da inizio febbraio.
«Su questo non ho colpe. Non potevamo fermarci perché mancava lei, mi spiace tantissimo per quello che le è successo ma anche quando si infortuna qualcuno si deve andare avanti, aspettando che torni». (Gazzetta dello sport)

«Non penso che l’annullamento abbia favorito me e sfavorito qualcun altro, anzi avrei voluto fare tutte le gare in programma». (Gazzetta dello sport)

Le han fatto piacere i complimenti di Mikaela Shiffrin?
«La ringrazio. Le avevo scritto negli ultimi giorni quando eravamo ad Aare, ma ci siamo viste solo di sfuggita. Per quanto riguarda la sua assenza, io non ho colpe. Di certo non potevamo fermarci perché mancava lei, spiace tantissimo per quello che le è successo, ma anche quando si infortuna qualcuno si deve andare avanti, aspettando che torni. Sono stata molto contenta alla notizia del suo rientro e mi spiace non averla potuta sfidare di nuovo in pista».  (Corriere dello Sport)

Ha parlato con Mikaela Shiffrin, che avrebbe potuto giocarsi una chance con le ultime 3 gare dell’anno?
«No, l’ho solo intravista in seggiovia. Mi spiace per lei, ha perso il padre, ma io non ho colpe se lei è rimasta lontano dal circuito. È la vita ed è lo sport, quando si infortuna qualcuno non ci si ferma, si va avanti. Mi sarebbe piaciuto sfidarla in pista, ero molto contenta del suo rientro, ma le 9 gare annullate quest’anno non hanno favorito né me né gli altri, anzi fosse stato per me ne avrei fatte molte di più. È andata così, nella maniera meno attesa e pensabile, ma credo di non dovermi giustificare, voglio solo godermi il momento». (la Repubblica)
«Ho pensato a uno scherzo, quando mi hanno detto che l’avevo vinta dopo la cancellazione di Åre. Ma poi riflettendoci, io ho gareggiato sempre quest’anno, 25 gare su 30, penso sia una coppa meritata. Ho fatto il record italiano di punti con una media altissima in sei discipline, sono fra le prime tre in sei classifiche: la generale, il gigante, la combinata, il superG, la discesa e il parallelo. Questa coppa è il frutto di quello che ho fatto in tutti questi anni di fatiche, delusioni ed errori. Premia me, la mia tenacia, ma anche tutti quelli che lavorano dietro le quinte. L’unica vera amarezza è non aver potuto concludere questa guerra in pista e di non aver potuto condividere con gli altri il mio sogno più grande. Avrei voluto tenere in mano la sfera di cristallo e alzarla al cielo, come ho visto fare sempre agli altri sognando il mio momento. Invece non me l’hanno data e non so neanche quando la vedrò. Ma è un momento difficile per tutti, so cosa troverò in Italia: io ho vinto la mia sfida sportiva, insieme vinceremo quella durissima contro il coronavirus». (la Repubblica)

Ho vissuto la mia gioia più grande nel momento più doloroso, quando il mondo sanguina. Ma il mio dovere di sportiva era vincere e io l’ho fatto: un modo concreto per tenere alta la bandiera italiana. Anche lo sport aiuta a risorgere, come succedeva con Coppi e Bartali dopo la guerra. Il paese deve risollevarsi, questo è il mio contributo». (La Stampa)

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