Sul CorSport scrive che il rinvio delle partite è una decisione priva di coerenza e trasparenza. Aumenta l’allarmismo, favorisce la Juventus, penalizza la Nazionale e anche la Capitale per la finale di Coppa Italia
“Era davvero difficile superare gli errori del Governo nella gestione della crisi sanitaria. La Lega calcio ci è riuscita, rinviando le partite per le quali era stato interdetto l’accesso al pubblico. Con una decisione che non solo è incoerente, ma appare anche intrasparente”.
Lo scrive Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport. Ed elenca quattro motivi a sostegno della sua tesi. Innanzitutto, in questo modo si enfatizza l’emergenza in un momento in cui proprio non c’è bisogno di aumentare l’allarme. E si smentisce anche Malagò, che invece aveva chiesto di riportare il Paese alla normalità.
Secondo, nel caso l’emergenza dovesse aggravarsi (già dalla prossima settimana), non ci sarebbero più carte di riserva da giocare, visto che si sono esaurite tutte le date utili.
Se si volesse essere coerenti, occorrerebbe rinviare tutte le partite anche della prossima settimana, perché altrimenti
“la rinuncia a disputare Juve-Inter apparirebbe un indebito cedimento della Lega calcio alle pressioni del club torinese. Con l’effetto di falsare il campionato, a danno anzitutto, ma non solo, dei nerazzurri”.
Proprio adesso, che finalmente, dopo otto anni di dominio incontrastato da parte dei bianconeri nella lotta per lo scudetto, si sposta a fine campionato la gara di una squadra che è nel momento più difficile della sua stagione.
La scelta della Lega, inoltre, penalizza anche la Nazionale. A Mancini è stata negata la possibilità di chiudere anticipatamente la Serie A per avere una settimana in più per preparare l’Europeo. Con questa decisione certo non gli si facilita il lavoro.
Infine, rinviare Juventus-Milan vuol dire sottrarre a Roma la finale della Coppa Italia, e danneggiarla.
“Le ragioni qui esposte mostrano che la comunità dei club di serie A è ancora una zona franca del buon senso, in balia degli appetiti individuali dei più forti”.
Scelte del genere non si prendono unilateralmente. Barbano scrive che il presidente della Lega, Paolo Dal Pino, avrebbe dovuto confrontarsi.
In ogni caso, la giustificazione del mancato incasso non regge.
“Non si mette a rischio un campionato che fattura un miliardo e 300 milioni per il botteghino di una giornata. Né vale, a spiegare lo stop, l’immagine depressiva degli spalti vuoti nelle telecamere di mezzo mondo. Perché allora per lo stesso motivo la Rai dovrebbe sospendere tutti i programmi televisivi senza pubblico.Per questo la scelta della Lega somiglia a una scommessa a perdere. Il campionato che rinuncia a giocare a calcio, per giocare con l’emergenza, ha fatto stavolta il più tragico degli autogol”.