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Gazzetta: Gattuso e Demme parlano la stessa lingua, il calabrese 

Anche il centrocampista, come l’allenatore, ha un forte accento calabro, cosa che favorisce il feeling anche in allenamento

Gazzetta: Gattuso e Demme parlano la stessa lingua, il calabrese 

Sulla Gazzetta dello Sport, Maurizio Nicita si sofferma sul particolare feeling che unisce Gattuso al suo regista, Diego Demme. Un’intesa che è favorita anche dal fatto che il nuovo acquisto del Napoli ha un marcato accento calabro, in virtù delle sue origini familiari. Non solo, il passato nella Bundesliga ha allenato Diego al sacrificio, cosa che l’allenatore del Napoli chiede nella preparazione e nello svolgimento delle partite.

“Parla la stessa lingua di Rino Gattuso, in campo come in allenamento. Per questo motivo il fattore Demme sta influendo nella rinascita, finora abbozzata, del Napoli in questa stagione assurda. Diego è arrivato in gennaio, voluto dal tecnico che già lo seguiva quando allenava il Milan. Parliamo di un giocatore esperto, già affermatosi da anni nella Bundesliga e che ha fatto di dedizione e sacrificio le sue caratteristiche di affidabilità. Non ha avuto così problemi ad accettare la regola benedettina di Gattuso che a Castel Volturno predica l’«ora et labora». I due poi parlano pure lo stesso linguaggio perché anche l’italiano di Diego, figlio di un emigrante, ha forte accento calabrese, come quello di Rino”.

Gattuso chiede continuamente a Demme di fare di più, soprattutto nelle verticalizzazioni.

“Già il tedesco ha fatto intravvedere una buona intesa con Callejon, leggendo tempestivamente i suoi tagli, sempre sul filo del fuorigioco. L’allenatore gli chiede di affinare quella giocata e di provarne anche altre per rendere la manovra del Napoli più offensiva e meno prevedibile”.

Finora su cinque partite giocate da Demme il Napoli ne ha vinte quattro. Ha azzerato Dybala e adesso dovrà affrontare Messi.

“L’impresa appare improba ma Diego non è tipo da farsi intimidire da qualsiasi avversario. Se Napoli sta ritrovando orgoglio e risultati, lo deve soprattutto alla testardaggine di due calabresi sanguigni, anche se uno nato in Germania. Lì dove il più anziano Rino ha vinto addirittura il Mondiale”.

 

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