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Come il Napoli può provare a mettere in difficoltà il Barcellona

Pressing non scriteriato, distanza tra i reparti, ripartenze in grado di esaltare le caratteristiche degli azzurri: sono tre delle armi che domani può giocarsi Gattuso

Come il Napoli può provare a mettere in difficoltà il Barcellona

L’appuntamento con la storia è vicino. Perché, indipendentemente dal risultato, una grande prestazione consegnerebbe il Napoli agli annali che tramandano tra loro generazioni di tifosi. Tutti ricordano il primo tempo della partita col Real Madrid del marzo 2017, così come i sostenitori di ogni età si saranno sentiti raccontare con rammarico di quando Careca arrivò una frazione di secondo prima su quel pallone nel 1987 sempre contro gli spagnoli. Sogni di rimonte sfumate, con impressi nella memoria i momenti in cui invece tutto sembrava possibile. Stavolta sarà diverso, perché il primo atto del doppio confronto col Barcellona si giocherà al San Paolo. Così la dialettica della sfida cambia: gli azzurri dovranno disputare una partita più razionale per non compromettere il ritorno, mentre i catalani potrebbero mettere in campo velleità maggiori. Per questo è prevedibile che Gennaro Gattuso dorma poco stanotte, preso come sarà a ripassare in mente la strategia per arginare e colpire la squadra di Quique Setien.

Costruzione dal basso

Un punto di forza del Barcellona, che può contare su un portiere tra i più tecnici del mondo come Ter Stegen, è la costruzione dal basso. Un principio tattico che Gattuso vuole trasferire anche alle sue squadre, in cui crede molto, al punto tale da preferire Ospina a Meret. Setien è divenuto celebre per il suo pressing uomo contro uomo esasperato anche a tutto campo, per riconquistare immediatamente il pallone. La precisione nel palleggio sarà indispensabile e il coinvolgimento del portiere potrebbe rivelarsi necessario per guadagnare la superiorità numerica nella prima fase di impostazione.

Pressione equilibrata

I risultati delle prime settimane avevano immediatamente evidenziato come il Napoli non fosse predisposto per caratteristiche a fare questo tipo di pressione, perché spesso non si rivelava efficace e lasciava troppi spazi alle ripartenze avversarie. Lo stesso Gattuso ha ribadito più volte il suo errore iniziale e ha saputo rimodulare il pressing – comunque necessario – rendendolo più equilibrato e quindi tarato secondo le possibilità della rosa.

Distanza tra i reparti

Il tecnico in conferenza ha parlato della sfida con la Juventus come una delle migliori disputate dal Napoli quest’anno. In effetti, i bianconeri furono praticamente disinnescati grazie al posizionamento perfetto in fase di non possesso. Un 4-1-4-1, dove i due singoli (Demme e Milik) schermavano due fondamentali fonti di gioco, Pjanic e Dybala, costringendoli ad arretrare molto per avere spazio vitale. Saltata la prima opposizione, in ogni caso la situazione non migliorava a causa della pochissima distanza tra difesa e centrocampo, racchiusi in otto metri. Una simile impostazione della fase difensiva potrebbe risultare molto positiva anche in questo caso, perché impedirebbe sistematicamente al Barcellona di guadagnare la superiorità numerica in una determinata zona di campo. Lo stesso problema in cui il mese scorso è incorsa anche la Juve.

Gioco di ripartenza

Inutile pensare che il Barcellona possa rinunciare volontariamente a dettare il ritmo della partita o che adotti di proposito un atteggiamento più difensivo. Ma questo può diventare un punto di forza per il Napoli, che dovrebbe schierare il tridente leggero composto da Callejon, Mertens e Insigne: calciatori che sono fatti per il contropiede, viste le qualità tecniche e la velocità con cui vengono eseguite le giocate. Se la pressione sarà coordinata nel modo giusto, gli azzurri spesso potranno approfittare dei vuoti che si creeranno sugli esterni per ripartire in modo molto pericoloso.

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