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Gattuso è passato dall’architettura all’ingegneria

L’allenatore è stato bravo a tornare sui suoi passi, si è adattato allo stato dei suoi giocatori e ha cominciata costruire il palazzo dalle fondamenta

Gattuso è passato dall’architettura all’ingegneria
during the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Fc Juventus.

Il percorso di Gattuso

Napoli-Juventus è una partita che serve a comprendere il modo in cui sta lavorando Gennaro Gattuso. L’allenatore azzurro, come già mostrato in occasione della sfida alla Lazio in Coppa Italia, ha deciso di rendere meno radicale l’approccio suo e della sua squadra, mettendo in priorità un aspetto: la ricerca dell’ordine. È come se il tecnico del Napoli avesse deciso di costruire un edificio: è partito dalle fondamenta, ovvero da spaziature e meccanismi che potessero garantire equilibrio nelle varie fasi di gioco. A maggior ragione contro la Juventus, una squadra di enorme qualità, questa impostazione è stata funzionale. Perché ha depotenziato, anzi annullato la pericolosità offensiva degli avversari: i bianconeri, prima del gol di Ronaldo, avevano tirato solo 2 volte in porta. Tutte nella ripresa, con una sola parata vera di Meret (quella sul rasoterra di Higuaín).

Certo, anche la Juventus ci ha messo del suo. La squadra di Sarri ha sorpreso (in negativo) per la sua assoluta mancanza di ritmo in fase d’attacco. Al Napoli è bastato chiudere tutti i varchi per scongiurare qualsiasi pericolo per la porta di Meret. Per farlo, Gattuso non ha tradito i propri principi, solo ha un po’ diluito il suo gioco con un’efficace dose di pragmatismo: il suo Napoli si è difeso orientandosi sul pallone, spostando i giocatori sull’asse orizzontale in base alle scelte della Juventus. L’ha fatto tenendo un baricentro più basso rispetto a quello della Juventus, ma la distanza non è così ampia: 41 metri per gli azzurri, 48 metri per i bianconeri (dati in fase di non possesso).

La comparazione è importante, perché contribuisce a chiarire un aspetto centrale: Sarri è un allenatore che ama tenere alte le linee, che preferisce difendere in avanti, con tutti gli effettivi. Ma la sua Juventus è diversa dal suo (vecchio) Napoli, perché non ha gli stessi calciatori. E allora si schiera e gioca in maniera differente, meno ambiziosa. Il tecnico toscano è adattato ai suoi nuovi giocatori, com’era ovvio che fosse.

La Juventus gira il pallone dalla fascia sinistra a quella destra. Il Napoli accorcia subito le distanze sull’asse orizzontale. Hysaj e Callejón, laterali destri di difesa e attacco, sono praticamente a centrocampo, non difendono in larghezza. La linea difensiva resta alta. In questo modo, il Napoli toglie profondità ma anche ampiezza alla manovra della squadra di Sarri.

Anche Gattuso l’ha fatto. Più che ai suoi giocatori, Gattuso si è adattato al momento che stavano vivendo. Che stanno vivendo. La rosa azzurra aveva perso certezze e riferimenti fissi con Ancelotti, col suo progetto di calcio fluido, e Gattuso sta provando a restituirglieli. Ma, come detto, lo sta facendo partendo dalla difesa. E da una visione primariamente difensiva del possesso palla. Nel frame in alto, per esempio, il Napoli è compatto nella sua metà campo, però le linee non sono schiacciate verso la propria area; difende in situazione statica facendo densità, soprattutto al centro.

È un modo di contenere che il Napoli ha già mostrato nelle partite più recenti, ma che si è rivelato perfetto per bloccare la Juventus – una squadra che attacca in ampiezza solo con gli esterni difensivi, che cerca il gioco tra le linee per vie centrali, grazie soprattutto alla verve creativa di Dybala e all’impostazione sofisticata di Bonucci e Pjanic. Anche il pressing non accentuato, se non in alcuni momenti precisi (la costruzione bassa che partiva da Szczesny, per esempio) è stata una scelta dettata dalle condizioni.

Sotto, stessa identica disposizione, solo dall’altro lato del campo. Questo è un meccanismo fisso, però difensivo. Chi sta fuori dal campo ama pensare agli schemi come a un’idea che si concretizza in avanti e solo in avanti, attraverso movimenti e combinazioni studiate in allenamento, poi ripetute sul campo, durante le partite, alla ricerca del gol. Ma lo stesso lavoro può essere fatto, anzi viene fatto, anche in fase di non possesso. Ieri sera è andata proprio così, e la Juventus non è mai riuscita a sorprendere la difesa del Napoli. Una difesa preparata bene, che si muoveva con sincronismi perfetti. Studiati.

La stessa situazione si ripete dall’altro lato del campo. La Juventus allarga Ronaldo per far progredire la manovra, Hysaj controlla Alex Sandro mentre Zielinski guarda a vista Dybala.

Un gioco semplice

In fase attiva, il Napoli ha utilizzato il possesso palla come strumento per tenere il ritmo basso. Esattamente lo stesso meccanismo attuato contro la Lazio. Esattamente lo stesso obiettivo inseguito in fase difensiva. Si sono visti di nuovo quattro giocatori più uno in prima impostazione: Hysaj, Manolas, Di Lorenzo, Mario Rui e Demme come schermo centrale.

Con il suo gioco semplice, il tedesco è il perfetto uomo-simbolo di questo nuovo corso tattico: i dati di possesso sono meno forti rispetto a Napoli-Lazio (57 palloni giocati in 70 minuti), ma l’alta percentuale di appoggi riusciti (87%), terza tra i giocatori del Napoli dietro quella di Callejón e Insigne (89,1% e 91%), ci dice come il nuovo regista azzurro gestisca il possesso con assoluta linearità, lo fa semplicemente scorrere verso gli esterni. Come si vede nel grafico in basso, la squadra di Gattuso preferisce costruire gioco sulle corsie laterali, soprattutto quella di Insigne, Mario Rui e Zielinski (probabilmente l’unico punto davvero in comune tra questo Napoli e quello di Sarri).

Demme ha appena giocato il pallone con due tocchi, Di Lornzo apre immediatamente a sinistra verso Mario Rui. Il terzino portoghese garantisce ampiezza sulla sinistra, ma non alza troppo la sua posizione. Il Napoli ha sempre costruito da dietro in superiorità numerica rispetto al primo pressing portato dagli attaccanti della Juventus

Rispetto alle prime partite della sua gestione, Gattuso ha impostato una trasmissione del pallone più elementare ma più svelta, che prevede l’immediata ricerca dei laterali – a cui sono affidate le responsabilità creative. Sono le famose “catene” teorizzate e preannunciate dallo stesso allenatore calabrese in diverse manifestazioni pubbliche dopo il suo arrivo a Napoli, e vengono utilizzate per risalire il campo attraverso il possesso palla. Un esempio di costruzione sulle fasce laterali è stato evidente in occasione del gol di Insigne. L’azione inizia praticamente lungo la linea laterale sinistra, proprio Insigne gestisce con qualità un pallone servitogli mentre occupa una posizione molto larga; Elmas si sovrappone, supera in velocità Cuadrado e poi serve il taglio interno di Milik. Solo dopo il pallone arriverà dall’altra parte del campo, per il cross di Callejón e la volée vincente di Insigne.

Un gol che sembra casuale, ma non lo è

Conclusioni

Al netto della scialba prestazione della Juventus, la sensazione è che il Napoli abbia (ri)trovato la solidità tattica, preludio – necessario e inevitabile – della solidità mentale. Gattuso ha lavorato con grande intelligenza, ha negoziato un po’ con le sue idee iniziali. Soprattutto, ha posto le basi perché i suoi nuovi giocatori tornassero a sentirsi sicuri di ciò che possono fare in campo, perché hanno le spalle coperte.

Non a caso, le prestazioni e i risultati della squadra sono migliorati di pari passo con l’inserimento di un centrocampista d’ordine nel ruolo di pivote, laddove Fabián Ruiz si è rivelato inadatto, e con la crescita di Manolas e Hysaj. Il greco è stato alleggerito da compiti di impostazione ricercata, ora smista semplicemente il pallone verso il portiere, i terzini o Demme, e sembra molto più sicuro; l’albanese non ha il compito di avanzare molto, piuttosto deve rimanere attento in copertura e offrirsi come schermo per i giochi a tre con Callejón e la mezzala di destra. Ma il fatto che il Napoli costruisca soprattutto dall’altro lato evidenzia meno le sue lacune tecniche.

Il Napoli sta diventando una squadra ordinata. Difende in maniera lineare, viene da dire logica, anche in attesa di Koulibaly – la cui fisicità permetterà di attuare una strategia passiva più ambiziosa. Attacca in maniera altrettanto lineare e logica, cerca di attivare i suoi esterni e i suoi giocatori creativi dopo aver risalito il campo sulle fasce. C’è meno ritmo rispetto ai tre anni di Sarri, i principi di riferimento sono simili, ma sviluppi e meccanismi sono diversi. Perché i giocatori determinano le scelte degli allenatori, con le loro qualità, il loro stato d’animo, le loro richieste. Lo ha dimostrato anche Sarri con la sua Juventus, che pratica un calcio ben lontano da quello del Napoli-di-Sarri.

Proprio in virtù di questo, Gattuso è stato bravo ad ascoltare i suoi giocatori. A ridargli fiducia. Lo ha fatto partendo dalla difesa. Ora potrà/dovrà lavorare con maggiore enfasi – ma avrà anche più tranquillità, dati i risultati – su una fase offensiva più varia. In questo saranno importanti anche gli input che arriveranno dal mercato (Politano cambia lo scenario nello slot di esterno offensivo a destra), perché la stagione è ancora lunga ma il Napoli del futuro sta nascendo adesso. Ed è una squadra forte, evidentemente forte. Battere la Juventus, anche una Juventus così scarica, del resto, non è proprio una cosa per tutti.

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