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Milano Finanza: la Champions fa più spettatori, ma il Super Bowl macina più soldi

Il beneficio che riceve la città che ospita la finale è di gran lunga superiore in America che in Europa, ma la partita si gioca soprattutto sulle inserzioni pubblicitarie

Milano Finanza: la Champions fa più spettatori, ma il Super Bowl macina più soldi

La Champions tira di più in quanto a pubblico, ma il Super Bowl macina più soldi. Lo scrive Milano Finanza. Che sciorina i dati che lo dimostrano.

Domenica 2 febbraio, a Miami, si terrà il 54simo Super Bowl. Si affrontano i San Francisco 49ers e i Kansas City Chiefs (questi ultimi non vincono il massimo trofeo del football americano dal 1995).

Un confronto tra le ultime finali di Champions e Super Bowl mostrano che il pubblico segue più la prima.

Gli spettatori

La finale di Coppa dei Campioni 2019 di Madrid tra Liverpool e Tottenham ha avuto un’audience mondiale di circa 400 milioni di spettatori. Ed è stata trasmessa in oltre 200 nazioni in tutto il mondo. Il
Super Bowl del febbraio scorso è stato mandato in onda in non più di 180 Paesi e non ha superato i 200 milioni di persone davanti ai teleschermi in tutto il mondo (oltre 100 milioni solo negli Stati Uniti).

L’impatto sulle città ospitanti

Ben altre le differenze sul piano economico.

Per le città che ospitano la finale di Champions il beneficio economico supera i 50 milioni di euro (è accaduto a Cardiff e Madrid, per esempio, un po’ meno a Kiev). Una città americana che ospita la finale di football, invece, riceve un impatto compreso tra i 30 e i 130 milioni. Di gran lunga superiore.

Ma la vera differenza è negli spot mandati in onda durante le partite. Scrive il quotidiano finanziario

“Qui il football americano può contare due vantaggi rispetto al calcio: il gioco si ferma spesso e quindi è possibile inerire suggerimenti commerciali durante la partita. Il match dura in media intorno alle quattro ore contro le due ore scarse di una partita di pallone”.

Le inserzioni pubblicitarie

Quello che è diverso è soprattutto, però, la gestione delle inserzioni pubblicitarie.

“Gli spot della finale di Champions sono perlopiù riservati a un pool di aziende che come main sponsor affiancano la competizione sin dall’inizio (tra quelle attuali figurano per esempio Nissan, Santander, Mastercard, Lays e Heineken), mentre le inserzioni del Super Bowl sono negoziate liberamente sul mercato. E siccome la finale di football è di gran lunga l’evento televisivo ogni anno più visto negli Usa, ovvero nel mercato più ricco in termini di consumi, il valore del singolo spot raggiunge livelli esorbitanti”.

Un’inserzione pubblicitaria di 30 secondi, ad esempio, l’anno scorso è costata alle aziende tra 5 e 6 milioni di dollari. E quest’anno la cifra è destinata a crescere ulteriormente, perché tra gli spot ci saranno non solo quelli delle aziende, ma anche quelli dei politici, poiché questo, per gli Stati Uniti, è un anno di elezioni.

Così, la Fox, emittente che trasmetterà l’evento, ha già messo le mani avanti.

“L’emittente infatti ha già chiarito che gli spot del presidente Trump o del suo rivale Michael Bloomberg saranno destinati in speciali break per non oscurare i messaggi commerciali delle aziende”.

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